Justin Vernon è un cantautore statunitense. Un artista di quelli che Ti conquistano lentamente, ma a cui, poi, non riesci più a rinunciare. Ogni Suo “lavoro”, per me, è divenuto un must, ma questo album e non solo in quanto tale, è il migliore. Non una nota sbagliata, tutto si trova al posto giusto. Non saprei suggerirVi una traccia da cui iniziare, anzi si, la prima e poi, la seconda e la terza, fino alla decima e, nuovamente, la I, la II...
22, A Million
C'è anche tutto quello che ha imparato dagli artisti con cui ha collaborato nel frattempo: ci leggi i paesaggi quieti di James Blake, un trionfalismo che pare un dono di Kanye West e le aperture dei fiati di Colin Stetson - come un'educazione alla grandezza, la carriera di Vernon è stata un lavoro continuo, su certi suoni, con mezzi sempre più impegnativi, tele sempre più immense - Mucchio
La sensazione è che 22, A Million costituisca nella carriera di Bon Iver, quello che Yankee Hotel Foxtrot rappresentò per i Wilco: la spinta verso nuovi orizzonti attraverso un suono che ne amplifichi la visione senza tradirne le intenzioni - Buscadero
Bon Iver, mistico potere dei suoni - La Repubblica
22, A Million è per Justin Vernon quello che ‘The Edge Of ADZ’ è stato per Sufjan Stevens: catartica metamorfosi - Marie Claire
22, A Million è un capolavoro di sforzo - Rolling Stone
'22, A Million' è un intenso album di 10 brani che parlano d'amore e salvezza, una collezione di memorie e momenti sacri. Trevor Henger, musicologo, amico e collaboratore di Vernon scrive a proposito di '22, A Million': La maggior parte delle registrazioni del nuovo album dei Bon Iver sono state effettuate agli April Base Studios a Fall Creek, Wisconsin, e alcune in Europa tra Londra e Lisbona da Justin Vernon e amici e collaboratori nuovi e di lunga data. L'artwork del nuovo album è stato creato dall'artista newyorkese Timothy Carlson.
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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SAVERIO DI CRISTINA 02 dicembre 2017
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Questo disco è rimasto in loop per quasi 2 giorni, mentre viaggiavo in una corriera tra il verde e la pioggia dell'Irlanda. Bon Iver, terzo disco, dopo che si era preso una pausa. Dopo che voleva mollare tutto. E come si sa, dalle crisi e dal dolore nascono sempre opere d'arte e questo album ne è la conferma. Lo stile è diverso da quello acustico e indie, dream pop a cui ci aveva abituato con i primi due dischi. Qua si usa puro elettro pop, sintonizzatore per le voci e melodie trasognanti che ci fanno interrogare sulla realtà o chiedere se è davvero Bon Iver e se abbiamo comprato l'artista giusto. Un cambio brutale col passato, in un'intervista l'artista stesso dice che non sarebbe tornato a meno che non fosse stato sicuro di essersi rinnovato. ed è successo. È possibile riconoscerlo comunque nei testi, sempre criptici, raffinati, sottili, ermetici. Amori sbagliati, riflessioni sul perdono, sul trovare se stessi, rabbia per come le cose vanno a finire. 10 canzoni, 39 minuti, un lunghissimo momento, fotografie che disegnano qualcosa di più grande. Melodie e testi alienanti, potrà piacere o non piacere ma se si mette da parte la diffidenza e lo si ascolta attentamente, non si può tralasciarne l'immensa potenzialità.
Disco 1
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