Vero, intenso, emozionante: un libro davvero bellissimo con uno stile narrativo unico.
Israele, guerra dei sei giorni. Avram, Orah e Ilan, sedicenni, sono ricoverati nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale di Gerusalemme. Il conflitto infuria e nelle lunghe e buie ore del coprifuoco i tre ragazzi si uniscono in un'amicizia che si trasformerà, molto tempo dopo, nell'amore e nel matrimonio tra Orah e Ilan. Dopo trentasei anni da quel primo incontro, Orah è una donna separata, madre di due figli, Adam e Ofer. Quest'ultimo, che sta svolgendo il servizio di leva, accetta di partecipare a un'incursione in Cisgiordania nonostante siano ormai i suoi ultimi giorni di ferma. Orah, che aveva progettato una gita a piedi con il figlio per festeggiare la fine del servizio militare, decide di partire lo stesso. Non riesce infatti a vincere un oscuro presentimento che si agita dentro di lei, e d'altra parte non resiste all'idea di trascorrere altre notti con l'incubo di essere svegliata nel cuore della notte, come da protocollo dell'esercito israeliano, e ricevere la notizia di una disgrazia.
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Titolo: A un cerbiatto somiglia il mio amoreAutore: Grossman DavidEditore: MondadoriData: 2018Milano, Oscar 451, bross. edit. ill., piega in quarta di cop.
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Anno edizione:2017
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n.d. 18 dicembre 2021Meraviglioso
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GIOVANNA FERRO 06 dicembre 2017
Una lettura interrotta e ripresa più volte. Una lettura a singhiozzi. Entrare nel vivo di una narrazione non lineare, di rimandi al passato in un presente incerto e lacerante che prospetta un futuro non roseo, richiede uno stato d’animo idoneo. Non lasciarsi travolgere da un flusso di pensieri confusi e preoccupanti richiede la dovuta concentrazione. Essere spettatori delle atrocità della guerra esige coraggio. I protagonisti di un ménage à trois si incontrano nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale di Gerusalemme e si ritrovano, dopo diversi anni, in uno scenario ancor più atroce. Orah, reduce dalla separazione da Ilan, affronta un viaggio con Avram. Quel viaggio che aveva pianificato di compiere con il figlio Ofer, ora impegnato in un’incursione in Cisgiordania. Un viaggio vissuto con l’intento di proteggere il figlio dalla guerra, dai suoi presentimenti nefasti. Un viaggio in cui racconta di Ofer ad Avram, affinché questi, vero padre, conosca il figlio che non ha mai voluto conoscere. Un viaggio nel passato, nei ricordi, ma anche una fuga dal presente. Un viaggio incerto. Ofer: una donna forte ma fragile, determinata ma vacillante. Avram: un uomo lacerato nell’anima e nel corpo dalla guerra. Grossman descrive le più disparate sfaccettature dell’animo umano. Narra di un’amicizia che sfocia nell’amore, coesiste e si confonde con esso. Un autore ma, in primis, un padre che ha perso un figlio in guerra. Eppure rimandi espliciti alla morte sono rari. Nelle 780 pagine prevalgono sentimenti positivi: amicizia, amore, generosità, maternità, paternità, speranza, spirito di sacrificio, volontà di costruire.
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Elisa Lai 22 settembre 2010
Come può una madre difendere il proprio figlio dai pericoli della guerra? Attraverso la preghiera, l'attesa? E se queste invece venissero sostituite da un lungo viaggio passato a raccontare una, due, tre, quattro, cinque vite intrecciate? Sullo sfondo dell'infinito conflitto israeliano-palestinese, Orah non ce la fa a rimanere con le mani in mano ad attendere che qualcuno le porti la notizia della morte di Ofer: zaino in spalla e forza nella voce, reagisce all'insensatezza della guerra con un rituale personale di scongiuro, denso di amore. Per Avram, per Ilan, per sé stessa. Ma, soprattutto, per Ofer. Una storia meravigliosa, nata dalla penna di un padre che si è visto strappare via il proprio figlio proprio dalla guerra israeliana.
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