A MACCHIA E U JARDINU (LA MACCHIA E IL GIARDINO) Giuseppe Cinà è un siciliano vero ma, dopo tanti anni, è anche un po’ milanese e anche in quest’ottica ci ha interessato la lettura delle sue poesie. Esse sono un canto d’amore alla Riserva dello Zingaro, alla sua natura. Tutto viene lodato, in modo gioioso, diremmo francescano, e tutto ha una sua vita: il sole, il vento, i fiori più umili, l’avena, l’aglio … e poi il mare con i delfini e le acciughe. Per noi, milanesi in lockdown, il primo approccio passa per la lettura del testo a fronte, in italiano, ma poi, letto e riletto l’originale siciliano, scopri che il suono diventa più scorrevole, il siciliano comincia a svelarsi (almeno in parte) nei suoni e nelle espressioni che gli sono propri e ci si trova a coglierne molte sfumature. È un piacere, si scopre che il valore delle poesie non si concentra solo sul loro contenuto ma anche sul come il dialetto ce lo racconta. Così tornano i ricordi della Riserva dello Zingaro, i colori, gli alberi sempre minacciati dal fuoco, il mare in lontananza e il desiderio di evadere diventa più forte. Chissà quando vedremo di nuovo come “… Ddassutta, all’òrdini ri mastru sciroccu un mari stiddiatu ri scumi vùnciu s’attumuliava e nchiuddu avusu ri na granni mànnara ri feri a lampi argentebblù abbiati a tramuntana.” (… // Laggiù,/ al comando di mastro scirocco/ un mare stellato di schiume/ gonfio capitombolava e compatto/ al pari di uno sterminato gregge di delfini/ a lampi argentoeblù/ diretti a tramontana.) Luciana e Matteo
A macchia e u jardinu-La macchia e il giardino
Il libro, in dialetto siciliano con traduzione a fronte, mette in scena una visione del mondo focalizzata su un territorio rurale all'interno della Riserva dello Zingaro, in Sicilia, e sulle sue trasformazioni negli ultimi cinquant'anni. La prima voce narrante, dell'autore, mostra lo spettacolo della natura attraverso una serie di contrappunti tra eventi grandiosi e fatti minuti, animali e piante, macchia e giardino; la seconda, di una vecchia contadina, lo rievoca secondo una commovente visione nativa. Giuseppe Cinà predilige i momenti di riflessione, le effusioni sobrie dei sentimenti e, come scrive nella Prefazione Giuseppe Traina, "trova soluzioni poetiche felicissime (...)".
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Anno edizione:2020
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