Acquacotta per fame e «per amore». Gusto e tradizione di Maremma
"Se guardi, se guardi negli occhi torrente del Fanta, vedi la Maremma che scorre, dalle alture, ai colli, alle dune del Tirreno. Nella sua pacatezza competente batte il cuore di un cinghiale o inseguito dagli spinoni, dai segugi e dalla doppietta, la libertà del capriolo che si libera nel bosco, l'alzarsi del fagiano o di una beccaccia, la schiettezza della volpe, il sonno profondo e vigile del mito etrusco che riposa sotto le tese del suo cappello di buttero libero, mai servo di nessuno, di carbonaio e minatore, di mistico taumaturgo, di cuoco alchemico e dionisiaco. Sì perché per fare il lavoro che fa e ha fatto per tutta la vita, occorre una forte dose di altruismo, di generosità che s'invera nel piacere e nella altrui soddisfazione. La storia del Fanta ristoratore è lunga una vita infatti, con la tappa fondante su quella splendida terrazza che dal borgo antico di Cavorrano guarda la piana coltivata. È lì che incominciato a diventare un 'marchio'" (Dalla prefazione)
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Anno edizione:2017
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