L’amore esiste, si interroga Proust, nel senso romantico del termine, inteso cioè come idealizzazione del compagno/a, caratterizzato da profonda passione e sensazione di fusione con l'oggetto amato ? L’autore ritiene di no e raccontando la sua storia con Albertine, la descrive caratterizzata da continui ripensamenti, determinati da pulsioni più sessuali che amorose, gelosia verso chi potrebbe “sottrargli” l’amata, paura della perdita e al contrario sensazione di noia/non amore quando invece l’amata è a sua completa disposizione. L’altro non esiste se non in rapporto all’amato/a e l’amore non è niente più che un capriccio passeggero, che invade, limitando la percezione del mondo esterno, tutti i sensi fino a che, un bel giorno, così all’improvviso, scompare. Il concetto è stato espresso da Proust già “in un amore di Swann” parte del primo libro de la recherche du temps perdu e in quell’occasione mi era sembrato più efficace, più sentito. Li c’era Swann, un bell’uomo, apprezzato dalle donne che si invaghiva di Odette una ex prostituta che per conquistarlo e farsi sposare lo faceva soffrire. Qui c’è Marcel, uomo mite, sofferente e malaticcio che con le donne non ha mai avuto fortuna e che è costretto a rinchiudere nella sua casa Albertine perché troppo timoroso e spaventato dal mondo. Con Swann il rapporto, pur travagliato, è sicuramente più sano, qui appare invece malato e perverso. Ecco alcune frasi: “E in amore è più facile rinunciare ad un sentimento che perdere un’abitudine” “in una separazione, è chi non ama d'amore a dire le cose più tenere, dato che l'amore non si esprime direttamente - …destare, nell'essere che lo ispira senza provarlo, un affetto, una riconoscenza meno egoistici del sentimento che li ha provocati, e destinati forse, dopo anni di separazione, quando più niente di quello resisterà nell'amante d'un tempo, a sussistere ancora nell'amata”.
Quasi come in una tragedia classica, nel quinto libro della Recherche tutta l'azione si concentra attorno a due soli protagonisti, il Narratore e Albertine, in uno scenario di tempo e luogo – un appartamento borghese parigino – ben delimitato. Predomina quindi l'introspezione psicologica, la descrizione dell'amore, un amore quasi patologico, fatto di sofferenza e gelosia. "La Prigioniera" (1923) si configura come una grandiosa indagine sul sentimento erotico che demolisce miti e stereotipi romantici e ne inaugura una concezione moderna.
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Anno edizione:2021
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Barbarachicca24 17 gennaio 2025esiste l’amore
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Annaclaudia 06 luglio 2023
Forse un po' ripetitivo (caratteristica voluta dall'autore) la Prigioniera si presenta come il racconto cupo e claustrofobico dell'amore/ossessione malsano che lega il Narratore ad Albertine e una minuziosa analisi dell'amore non corrisposto, dell'amore possessivo, logoramento reciproco dovuto all'eccessivo egoismo di entrambe le parti, contenente riflessioni che si estendono benissimamente all'amore in generale, spogliato di tutte le illusioni che suscita negli innamorati. Un lungo monologo interiore, incentrato sulla gelosia e la sofferenza amorosa che tiene incollato il lettore fino all'un po' aspettato finale, da leggere tutto d'un fiato.
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