L' amante alchimista

È la mattina del 26 aprile. Il sole tinge di tenui sfumature gialle e rosate il cielo di Roma. Lo scirocco polveroso che da qualche giorno soffia sulla città sgrana i profili dei colli e delle rovine rendendo incerto l'orizzonte, là dove le truppe imperiali stanno scendendo vittoriose per la via Emilia con l'intento di attaccare la Città Eterna. "Quest'aria insalubre fa presagire novità funeste" pensa Isabella d'Este in piedi davanti alla finestra. Il suo sguardo vaga sulla piazza dei Santi Apostoli, sulla quale si affaccia l'appartamento di palazzo Colonna che la ospita da due anni; è lo sguardo inquieto di chi, pur non riuscendo a comprendere a pieno il significato dei minacciosi segni premonitori degli ultimi giorni, ne avverte la tragica e incalzante ineluttabilità: prima il velo dell'altare di San Pietro andato misteriosamente a fuoco seminando terrore nei fedeli, poi il tabernacolo del Santo Sacramento caduto a terra durante la celebrazione della messa, per lo sbigottimento di tutti i presenti. Per non parlare di quanto si sussurrava nelle stanze del palazzo a proposito di una grande congiunzione di Giove e Saturno in Ariete, che secondo gli astrologi indicava un prossimo sovvertimento di carattere religioso. Infine, il 18 aprile, la benedizione pontificia del Venerdì santo era stata interrotta da un predicatore ambulante: il vecchio - crocifisso al collo e orbite incavate come quelle del teschio che brandiva nella mano destra - era comparso come per magia accanto alla statua di San Paolo e aveva cominciato a inveire contro Papa Clemente VII: «Bastardo sodomita! I tuoi peccati porteranno Roma alla distruzione!».