Secondo l'eminente costituzionalista Sabino Cassese "il sistema amministrativo italiano è oggi dominato da tre fenomeni: il primo è l'"esondazione del Parlamento, diventato co-amministratore; il secondo è la debolezza dei governi, per la loro breve durata; il terzo è la debolezza strutturale della pubblica amministrazione." L'autore non conosce però a fondo e dal di dentro la pubblica amministrazione, limitandosi a quella ministeriale e centrale che ha frequentato, per cui non è in grado di identificare con maggiore precisione né i suoi difetti né le best pratics da replicare e diffondere. Qualche giusto riferimento ed un elenco dei "mali storici" ma manca, a mio giudizio, una base empirica di ricerca che potrebbe fornire la sociologia, citofonare a De Masi, per cui la sua analisi rimane ad un piano teorico ed incompiuto. Ovviamente non concordo con l'idea dell'esondazione del potere parlamentare e della Corte dei Conti, né con il suo giudizio negativo verso le autorità indipendenti, auspicabile (come potrebbe essere diversamente?) una maggiore stabilità degli esecutivi. In conclusione, non ci sono ricette magiche per riformare la PA ma bisognerebbe almeno conoscerla a fondo prima di proporle.
Amministrare la nazione. La crisi della burocrazia e i suoi rimedi
Perché la pubblica amministrazione sia in grado di gestire i grandi interessi collettivi, è bene partire dall'aspetto più importante: ciò di cui ha bisogno il Paese.
La pubblica amministrazione è il più grande erogatore di servizi e il maggiore datore di lavoro italiano: da essa dipendono circa tre milioni e trecentomila addetti. È un organismo che si è andato costruendo lentamente, essendo il frutto della storia e dei principi che lo hanno plasmato. Per dimensioni e poteri svolge inoltre un ruolo fondamentale nel sistema politico, condizionando la democrazia. Si comprende, quindi, come dalla sua buona organizzazione e dal suo funzionamento dipendano il benessere dei cittadini e il successo dello Stato. L'amministrazione è al centro di una duplice tensione. È indispensabile, perché non c'è politica pubblica che non faccia capo a essa, e tuttavia viene ritenuta il regno del bizantinismo, delle complicazioni, della corruzione, e criticata perché non funzionale al processo economico. Alle sue difficoltà strutturali si aggiungono l'«esondazione» del Parlamento, diventato co-amministratore, e la debolezza dei governi (il suo organo di guida), per la loro breve durata. I governi tuttavia non sono gli unici responsabili della sua gestione, poiché interi campi dell'azione pubblica sono ora nel dominio di forze politiche multinazionali, come organismi sovranazionali e Big Tech, di cui è importante tenere conto. Alla luce di questi presupposti, l'autore analizza i fattori di crisi dell'amministrazione pubblica e ne indica i possibili rimedi. Propone di iniziare dai prodotti, per poi passare ai processi produttivi, ai modelli organizzativi e procedurali, al personale e alle sue motivazioni, al contesto, ai saperi e alla cultura amministrativa. Perché la pubblica amministrazione sia in grado di gestire i grandi interessi collettivi, è bene partire dall'aspetto più importante: ciò di cui ha bisogno il Paese.
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Anno edizione:2023
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gigateo 06 marzo 2023Chiari i mali del sistema, deboli le proposte di miglioramento
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