L' amor a l'e nen polenta. Detti e proverbi sulla vita quotidiana nella tradizione popolare piemontese - Carlo Porta,Gian Vittorio Avondo - copertina
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Letteratura: Italia
L' amor a l'e nen polenta. Detti e proverbi sulla vita quotidiana nella tradizione popolare piemontese
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Descrizione


Con ij barbis a-i na nass gnun, Dòp dél brut temp a-i ven él bel, Quand a nasso tuti bej, quand a meuiro tuti brav, Se ij giovo a sa-vèjsso e ij vej a podèjsso...: quasi sempre ironici e sentenziosi, a volte ovvi al limite della desolazione, ma veri, spietati e amari, i detti, i modi di dire, gli epiteti della tradizione piemontese aprono scorci su un mondo perduto. È un mondo pieno di sapere e di saperi, di storia, di perle di umorismo al limite del nonsense, (Mòrtuus est, mai pì birbotavit), spesso scorretto (Et ses pì fòl che la guèra 'd Libia) e in più direzioni (Tre fije e na mare, quatr diav per un pare). Questo mondo vive ancora in noi, è un bagaglio che - volenti o nolenti - ci segue: ecco perché è utile e soprattutto divertente aprirlo, esplorarlo, scoprire l'origine degli oggetti che contiene e anche, in un certo senso, con questi oggetti farci i conti. D'altronde, A-i é gnun autar sensa cros. Dopo il fortunato Scapa travaj che mi i rivo, Gian Vittorio Avon-do e Carlo «Carlin» Porta ci guidano alla scoperta dei detti e modi di dire piemontesi dedicati alla vita quotidiana. Lo fanno con la competenza degli storici e la leggerezza di chi parla a un amico di una cosa loro, e con il sentimento di chi ti risponderebbe, dopo le tue scuse, perché per sbadataggine o per fretta gli hai dato la mano guantata: «L'amor a passa N guant...».

Dettagli

160 p., Brossura
9788877076205

Conosci l'autore

Foto di Carlo Porta

Carlo Porta

(Milano 1775-1821) poeta italiano.La vita Nato in una famiglia di salde tradizioni borghesi, dimostrò subito notevole predisposizione agli studi, soprattutto alle discipline letterarie: inclinazione, questa, avversata dal padre, funzionario del governo austriaco, che s’augurava per il figlio un solido avvenire di burocrate. Ottenuto fra il 1798 ed il 1799 un impiego pubblico a Venezia, vi condusse una vita brillante, fra allegre brigate ed esperienze amorose; ma conobbe anche personaggi come A. Lamberti, ricevendone impulso a proseguire nella composizione di versi in dialetto, in cui si era già cimentato (al 1792 risalgono le sue prime prove, in particolare El lavapiatt del Meneghin ch’è mort), sulla scia d’una tradizione ben viva nella capitale lombarda (fra gli esempi più autorevoli quelli...

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