Mark Lamming, un rispettabile biografo, come recita il titolo del romanzo, nel suo lavoro di ricerca per ricostruire la vita di Gllbert Strong, incappa in "quella sfaccettatura del caleidoscopio che costituisce la vita degli esseri umani" - sto parafrasando quanto dice lo stesso protagonista - e scopre un colore di sé che non pensava potesse mai avere. La sua esistenza svolta, ma solo per il tempo di un viaggio, per l'accendersi di un sentimento nuovo, inaspettato visto l'oggetto del desiderio, al di fuori di qualsiasi ipotesi che si potesse formulare, data la sua persona. La vita non è un teorema matematico, non è un triangolo rettangolo in cui il quadrato costruito sull'ipotenusa è sempre equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, la ripetizione incessante data da quel "sempre" non appartiene al linguaggio dell'esistenza umana, che invece confonde cateti e ipotenuse (io ancor di più, che di matematica ci capisco pochissimo!) e si diverte a costruire le aree dei quadrati dove le capita. E poi anche l'oggetto di studio di Mark, quel Gilbert Strong che per tutto il libro non è accattivante, non sembra nemmeno troppo di spicco, spesso appare saccente e superficiale, alla fine si riscatta, offrendo di sé un colore diverso, tenero. Anche in questo romanzo sono i sentimenti a dominare la scena e la Lively si conferma abile sceneggiatrice, assegnando belle parti a personaggi convincenti, ben messi a fuoco, ciascuno con la sua ragion d'essere e la sua netta personalità. E ci consegna, attraverso le parole di Gilbert Strong, il senso della vita: "Una volta [...] molto tempo fa, riponevo una certa fede nel futuro, atteggiamento che in seguito si sarebbe rivelato privo di fondamento. Da allora, ho imparato a basare la mia fiducia sull'opportunità anziché sulla speranza". Che per me è come dire: siamo in balia del caso, ma l'opportunità tocca a noi riconoscerla e coglierla, quando il caso ce la porge.
Raggiunta la boa della mezz'età, Mark Lamming si sente una persona realizzata: infatti, il suo sogno di bambino di diventare un uomo di lettere si è avverato e adesso è un rispettabile biografo. Insieme alla moglie Diana, donna pragmatica e di classe, impiegata in una rinomata galleria d'arte londinese, si gode i piaceri e la tranquilla routine di un'intimità condivisa da vent'anni. Mark sta scrivendo un libro su Gilbert Strong, saggista conservatore d'inizio secolo per cui nutre una sconfinata ammirazione. Convinto di sapere praticamente tutto di lui, di fronte a due grandi bauli pieni di fogli ingialliti rinvenuti a Dean Close - la casa dello scrittore nel Dorset - è costretto a ricredersi. I diari rivelano un altro Gilbert Strong, cinico e donnaiolo, disposto a tutto pur di avere successo. Dopo la prima notte trascorsa a Dean Close, lo stesso Mark è scombussolato dalla "sensazione di essere una persona diversa da quella che si era alzata dal letto quel mattino" e confessa di sentirsi inspiegabilmente attratto da Carrie, la nipote di Strong, che ha trasformato la residenza di campagna del nonno in un vivaio. Eppure lei, che vive con la testa fra le nuvole in mezzo a conifere e violette e in trent'anni non è mai arrivata in fondo a un libro, è tutt'altro che il suo tipo... In un inedito spaccato dell'Inghilterra degli anni Ottanta, Penelope Lively ci ricorda che nella vita non è mai troppo tardi per scardinare le proprie certezze e rimettersi in gioco.
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Anno edizione:2013
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Formato:Tascabile
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DELIA DIFONZO 07 maggio 2016
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