Anthony Burgess. Riflessioni su elementi di attualità nella fantascienza distopica
Terzo millennio. Finito il secolo breve di Hobsbawn (e quello delle idee assassine di Robert Conquest) strizzato fra la Piazza Rossa e il Muro di Berlino. Finito l'ultimo sogno socioprometeico materialista quando Gorbaciov pronunciò il nome breve di Dio alla fine del secolo breve. Nome che non era stato più pronunciato ufficialmente in Unione Sovietica da quasi un secolo appunto. Il crepuscolo degli dei ha continuato però a far cadere miti anche al di là dei confini dell'impero sovietico: sono crollati i grattacieli di New York insieme alla concezione economicoeudaimonistica dell'american way of life; crollata la Grande Muraglia Cinese per l'ascesa postmaoista della Cina alla conquista del mondo dopo i prolungati isolamenti; nell'America del Sud finito il sogno di Simon Bolivar Guevara, alimentato dal comunismo solare di Castro che sembrava lontano dalla Siberia dei gulag; crollate letteralmente, fisicamente, geograficamente le "sicurezze ecologiche" che davano la certezza del dominio dell'uomo e della sua moderna tecnologie sulle primitive forze della natura: i diluvi cose da chiudere nelle pagine della Bibbia (le catastrofi attuali non risparmiano né capanne né metropoli); fra gli ultimi miti o sogni ridimensionati, se non scomparsi sul nascere, deve essere ricordata l'Europa che si presenta molto lontana dalle impostazioni di rinascita postbellica di De Gasperi o Adenauer (l'Europa dei popoli si manifesta, chiaramente e sensibilmente, come quella delle banche e dei suoi banchieri). Questa è la breve panoramica catastrofica sui disastri della prima decade del terzo millennio. Postula la rivisitazione di due testi di un campione della letteratura distopica come Anthony Burgess (l'incipit del libro).
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Anno edizione:2013
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