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Composte nella seconda metà del V secolo a.C., le tragedie del ciclo di Edipo mettono in scena, in forme di straordinaria suggestione, una delle più alte e dolenti rappresentazioni del destino umano. Edipo, assurto con Sofocle a simbolo universale, è il paradigma più famoso dell’eterno dissidio tra libertà e necessità, tra colpa e fato. Giunto al potere grazie alla propria intelligenza, Edipo è costretto, attraverso una forzata e convulsa indagine retrospettiva, a scoprire che il suo passato è una lunga sequenza di orrori e delitti, e a riconoscere la drammatica verità delle ultime, desolate parole del Coro: “Non dire felice uomo mortale, prima che abbia varcato il termine della vita senza aver patito dolore”. Franco Ferrari analizza nell’introduzione la strategia drammatica di Sofocle e il ruolo che ha in essa il rovesciamento della sorte umana, tema conduttore dei tre drammi.
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Questa lettura ti fa apprendere molti insegnamenti che sia da studente o da adulto, potranno ritornarti utili. Strano che un testo antichissimo possa essere così moderno e forse addirittura modernizzato. Ma leggendolo potrai trovare moltissimi significati e potresti immedesimarti con la protagonista, forse facendolo farai un viaggio in dietro nel tempo.
Le più belle tragedie di Sofocle
La storia inizia diversi anni dopo l'esilio di Edipo dal regno di Tebe, dopo essersi macchiato della doppia accusa di patricidio e incesto con la madre, e racconta del suo arrivo come esule ad Atene insieme a sua figlia Antigone, dove fa la conoscenza di Teseo, all’epoca re di Atene. La tragedia è povera di azione ma maggiormente basata su dialoghi e monologhi: Edipo riflette sulla duplicità della sua figura, innocente e pura secondo il diritto umano (ha ucciso il padre per legittima difesa), ma colpevole e macchiato nell’onore secondo la legge divina (la sua azione resta comunque un patricidio) e per questo vive come esule, respinto fuori da ogni città, come un’apolide. Saranno tuttavia le sue spoglie a dare in futuro lustro e potere alla città che le ospiterà alla fine del suo peregrinare: Atene.
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