Il saggio, attraverso precise documentazioni non disgiunte da lucidi percorsi critici, analizza e ricostruisce sia numerose dinamiche storico-sociali ( ad es. "l'Europa e il mondo musulmano", "i Rinascimenti", "...vent'anni di doppio potere", "Patrioti, briganti e altri stereotipi risorgimentali" ... ) sia singoli eventi ( ad es. "Quell'11 settembre del 1683" ) sia la biografia di illustri personaggi ( Spinoza, Galileo, etc. ) e ci propone, contestualmente, un serio e obiettivo metodo di indagini anche basato sulla necessità di rivedere e correggere questioni che nel tempo sono state manipolate, contraffatte, frantumate ( per interesse ?! per reticenza ?! ). In particolare Paolo Mieli insiste su una constatazione metastorica che rappresenta il comune denominatore dei vari capitoli : le classificazioni ossia le categorizzazioni schematiche non sono mai assolute poiché dipendono comunque dal punto di vista, talora fazioso, adottato in un determinato contesto geopolitico e sono, pertanto, soggette ad una necessaria revisione, a partire dai criteri di giudizio. Il testo, per la mole di informazioni e per i continui rimandi bibliografici, risulta istruttivo ed appassionante a tal punto da indurre il lettore ad ulteriori approfondimenti autonomi; inoltre il collaudato stile giornalistico dell'autore, rapido, concreto e divulgativo, rende sicuramente piacevole la lettura delle oltre quattrocento pagine.
L' arma della memoria. Contro la reinvenzione del passato
L'onesto uso della memoria è il più valido antidoto all'imbarbarimento. E lo è in ogni stagione politica, in ogni momento del dibattito culturale, in ogni epoca della storia. Un uso onesto che, in quanto tale, presuppone non ci si rivolga al passato in cerca di una legittimazione per le scelte di oggi. Anzi, semmai, per individuare in tempi lontani contraddizioni che ci aiutino a modificare o a mettere a registro quel che pensiamo adesso. Ben diverso (e diffuso, purtroppo) è il ricorso a forzature della memoria come arma per farci tornare i conti nel presente. Un'arma usata con infinite modalità di manipolazione, che producono danni quasi irreparabili alla coscienza storica, deformano il passato, intossicano il ricordo collettivo anche dei fatti più prossimi. E che, come tale, merita di essere combattuta. Paolo Mieli ce lo dimostra attraversando secoli di storia con la consueta competenza e passione, ricostruendo storie grandi e piccole, facendoci guardare a fatti apparentemente noti con un occhio diverso e disincantato, perché "infinite sono le leggi che regolano lo studio del tradimento nella storia. Ma due sono superiori alle altre. La prima: chi vince non verrà mai considerato un traditore. La seconda: il tradimento è questione di date, ciò che oggi è considerato un tradimento, domani potrà essere tenuto nel conto di un atto coraggioso".
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Romana Giaffei 18 luglio 2017
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