L'arte della magia

Mio malgrado, non il migliore dei romanzi di Pratchett. Dopo un inizio intrigante che mi ha riportato indietro all'infanzia (non so perché l'immagine di un vecchio mago barbuto che in una notte di pioggia si ferma presso la dimora di un fabbro e con lui comincia a parlare con fare misterioso, mi ha proprio scaldato il cuore), tutta la prima parte scorre abbastanza noiosa. Avrei tagliato sul viaggio di Esk e mi sarei concentrata di più sulla vita nell'Università Invisibile. Si riprende un po' nella seconda parte, anche se la debolezza nella costruzione dei personaggi di Esk e Simon pesa un po'. Rimane comunque un buon romanzo: lo humor di Pratchett è sempre delizioso, così come il personaggio di Nonnina (che tiene in piedi la baracca).

La protagonista di questo romanzo è una giovane ragazza che, per un gioco del caso, si ritrova ad essere destinata a diventare UN mago. Questo comporta dei problemi perché all'Università Invisibile, il luogo in cui i giovani maghi vengono educati ai misteri occulti della loro arte, sono ammessi soltanto i ragazzi, le ragazze che volessero praticare la magia devono seguire un altro tipo di educazione e diventare streghe. Ma la giovane Esk è abbastanza determinata da trovare un modo di capire il suo destino e seguirlo. Pieno di umorismo, questo romanzo mostra un Pratchett (che ancora non ha raggiunto il suo potenziale massimo di scrittura) che inizia a fare quello che sa fare meglio: parlare della nostra vita con levità, in questo caso di come ogni nostra azione sia in grado di cambiare il futuro e il modo in cui percepiamo il presente.