Aura di Bovisa
Bovisa nasce 140 anni fa, con le fabbriche sorte a fianco delle ferrovie, quella di Giuseppe Candiani tra le prime. È la culla della chimica italiana, tra le più importanti al mondo. Si aggiungono poi altre produzioni, come la meccanica, e, a inizio '900, l'Officina del gas, coi gasometri. Poche le abitazioni: lì si lavora. Nei '70, Bovisa - cresciuta in seguito a questa prima configurazione - inizia a decadere. Negli stessi anni, al Politecnico - che non può ampliarsi a Città studi - la Regione Lombardia propone un nuovo Polo a Gorgonzola. In alternativa a questo intento, alcuni docenti-architetti dello stesso Ateneo ne ipotizzano la localizzazione a Bovisa: dapprima su un'area industriale dismessa, poi sull'area dei gasometri, ormai in abbandono. Vinceranno, e nei primi '90 il Politecnico inizia a riattare lì opifici in disuso. Sono tutte queste vicende - prima di sviluppo, poi d'abbandono - a indurre e sollecitare la manifestazione di molte forme artistiche: oltre che dell'architettura, del romanzo (Olmi e Testori), del teatro (Ronconi e Testori), della pittura (Tettamanti e Treccani, Guaitamacchi e Mucchi), della fotografia (Bussolati, Campi, Radino, Salvati, Topuntoli) e, finalmente, la sintesi poetica di un inclassificabile, John Hejduk.
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Anno edizione:2022
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In commercio dal:20 aprile 2022
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