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Anno edizione: 2018
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Quello che fa sempre Ali Smith che sposta ogni suo libro da quattro stelle a cinque è nella scrittura. A volte è flusso di coscienza, a volte poetico, a volte scarso, a volte incredibilmente commovente. Mi è piaciuto leggerlo e mi sembra di aver a malapena graffiato la superficie la prima volta
Il romanzo è suddiviso in tre parti e ognuna di esse si apre con un capitolo più lungo dei successivi, dove a parlare è Daniel, e sono loro quelli che presentano la narrazione più particolareggiata, che ritengo essere ricca di metafore sulla condizione umana. Sfondo all'intera storia è la Brexit, tutto ciò che è accaduto e sta accadendo dalla decisione presa dal Regno Unito di abbandonare l'Unione Europea. A riflettere e a porre l'accento su questo evento sarà invece la protagonista, Elisabeth, ricercatrice trentenne che torna nel paesino d'origine per assistere il caro e vecchio amico Daniel. Sono proprio gli occhi di Elisabeth a raccontare al lettore come cambia la visione delle persone con l'annuncio della Brexit; come vengono visti e additati i turisti; come rinnovare un passaporto sia un'impresa epica e significhi solo voglia di viaggiare ed "evadere". Elisabeth è un personaggio con cui si familiarizza presto, che si pone al lettore con il suo passato e i ricordi di una bambina la cui madre era sempre indaffarata e di corsa, affidandola al vicino di casa, una sorta di "nonno" che con storie reali e immaginarie, libri e classici, aiuta la Elisabeth bambina e adolescente a crescere, a scoprire con sfumature diverse il mondo circostante. Se permetterete alla sua scrittura di lasciarvi trasportare, senza fermarvi alla prima stranezza o difficoltà riscontrata, anche voi capirete quanto sia intensa la vita dei suoi personaggi, resa a volte bizzarra altre profondamente lucida. C'è speranza e paura, passato e futuro, incertezza e un senso di stordimento, sentirsi persi senza avere più un preciso caposaldo a tenerci a galla. Eppure è presente anche tanta realtà, fatti concreti, analizzati e dati in mano ai lettori, per sbrogliare una matassa o, semplicemente, per rendere quanto mai vivido e tangibile un nuovo scenario.
Sulla copertina della mia edizione, in lingua originale, qualcuno del New York Times, o di qualche altra istituzione importante, congettura che Ali Smith deve avere una mente meravigliosa. Sono d'accordo: Ali Smith deve avere una mente meravigliosa e una grande sensibilità. È anche una che sa usare la lingua inglese con maestria: infatti, il primo capitolo di "Autunno" è così straordinariamente ben composto che l'elegante giocosità dell'inglese della Smith può provocare un'inebriante vertigine. Questo, per quel che riguarda il primo capitolo. Nel resto del libro, però, l'inebriante vertigine rischia di diventare nauseante. C'è un famoso detto italiano -- ma la povera Smith, scozzese com'è, che ne sa? -- che recita: "Il gioco è bello quando dura poco". Qualcuno vada a dirglielo, per favore, non sia mai dovesse sentire un'altra volta l'impulso di essere linguisticamente giocosa. Stile a parte, è proprio il contenuto di "Autunno" che non convince. Credo che, sotto la sua superficie non-lineare, tanto confusionaria quanto à la mode, debba esserci una bella storia: il viaggio di una ragazza verso l'età adulta, che comincia dall'interazione con un vecchio vicino di casa e che si compie con la (ri)scoperta di una pop artist dimenticata dalla Storia dell'Arte. Discutere tematiche sociali e morali legate al genere attraverso le lenti dell'Arte sarebbe stato interessante e decentemente originale. La Smith, però, ha limitato il potenziale del suo stesso Bildungsroman commettendo, a mio avviso, almeno due errori. Prima di tutto, la faccenda della Brexit. Le pagine sul famigerato referendum e la situazione politica sono forzate. Posso quasi vedere Ali Smith mentre pensa: "La storia ce l'ho, adesso c'infilo qualche riflessione abbozzata e ermetica sulla Brexit, sulla democrazia, sull'ascesa di un pericoloso nazionalismo, così la gente comprerà il libro, i Remainers (quelli contro il Brexit, che volevano rimanere in Europa) annuiranno in approvazione, si commuoveranno, mi chiameranno 'profetica', e io sarò selezionata per il Man Booker Prize (cosa che, effettivamente è successa)". Onestamente: le parti sulla Brexit sono casuali e spurie a questi livelli. Sono, inoltre, totalmente disconnessi dal resto della storia: con o senza la Brexit, la trama sarebbe proseguita esattamente allo stesso modo. Inoltre, anche il modo in cui tutta la situazione relativa alla Brexit è trattata si rivela superficiale e banalotta. Ali Smith sembra aver rinunciato a ogni ambizione di diventare una Scrittrice e essersi accontentata di essere giusto una cantastorie britannica. Considera la Brexit da un punto di vista esclusivamente British. Brexit, e solo la Brexit -- non la crisi siriana, non le bombe sganciate in Medio Oriente, non gli attacchi terroristici sulle altre nazioni europee -- l'ha ispirata a riflettere sull'umanità, la libertà, la compassione, la democrazia. È come se, dal suo punto di vista, la Brexit debba essere questo evento catastrofico di proporzioni universali: perché, come ben sappiamo, il Regno Unito è il centro del mondo, ne consegue, logicamente, che una cosa come la Brexit sarà la fine della Civiltà Occidentale così come la conosciamo. Una scrittrice più attenta avrebbe inquadrato la Brexit in un contesto più ampio. Dando uno sguardo, giusto per fare un esempio, a ciò che sta succedendo dall'altra parte della Manica. In posti come Calais, sempre per fare un esempio. Inoltre, la preoccupazione di Ali Smith con la Brexit ha a che fare solo e unicamente con il futuro dei britannici e basta. Che faremo? Che succederà alla nostra economia? Alle nostre istituzioni democratiche? C'è poca, o forse nessuna, considerazione per tutti gli Europei che al momento vivono nel Regno Unito. Così com'è descritta in "Autunno", in Inghilterra ci vivono solo gli inglesi. I personaggi del romanzo non interagiscono mai, manco per sbaglio, con uno straniero. Nemmeno con un cameriere o con un autista del bus. O un'infermiera. Tutto ciò ha ancora di più dell'incredibile quando si prende in considerazione il fatto che la protagonista lavora come docente a contratto in un'università di Londra, manco fosse stata l'università di Carrapippi, e proprio le università britanniche impiegano un numero altissimo di personale straniero. (A pensarci bene, gli stranieri vengono menzionati. Per ben due volte. La prima volta, quando si parla di una coppia di spagnoli bullizzati da qualche Brexiter fondamentalista. La seconda, quando si parla di una ragazza francese con la quale la protagonista ha avuto una tresca lesbo anni prima. (Perché, si sa, è francese, sicché fuma Gauloise e è misteriosa, bisessuale e trasgressiva, perché... be', perché è francese -- ma che è, la sagra dello stereotipo?)) Decidendo di ignorare completamente l'impatto che la Brexit possa avere su tutti i suoi amici, vicini, colleghi e conoscenti stranieri, e concentrandosi esclusivamente sul destino della valorosa gente britannica, Ali Smith ricade in quella forma di pensiero nazionalistico che in teoria vorrebbe criticare così tanto. Alla fine della fiera, nonostante giungano a conclusioni opposte, sia i Brexiters che i Remainers à la Smith, fondamentalmente, condividono la medesima premessa: il nazionalismo Britannico-centrico. Nel frattempo, tutti gli amici, colleghi e conoscenti Europei della Smith, suppongo, sarebbero stati contenti se lei gli avesse anche chiesto: "E tu, che ne pensi? Che impatto sta avendo, tutta questa faccenda, sulla tua vita?" (Anche solo un "Come stai?" sarebbe stato carino.) Il secondo problema del romanzo è che l'indagine di Ali Smith sulla politica di genere e la giustizia sociale è inficiata dal suo stesso approccio. Ragazza ha bisogno di una figura guida. Tale figura guida è Vecchio Uomo -- perché, diciamoci la verità, l'uomo è pur sempre l'uomo. Vecchio è molto più intelligente e sensibile di Mamma, che è una gran stronza. Ragazza non sarebbe diventata la Donna che è se non fosse stato per Vecchio... Andiamo, Ali Smith: questo tropo è troppo trito! Perché non raccontare la storia di Bambino che sviluppa un'amicizia con Vecchia Signora, e non perché Papà se n'è andato e Mamma è una mignotta, ma giusto perché Vecchia Signora è una persona incredibilmente intelligente e interessante? Gira che ti rigira, quella che mi stava cominciando a piacere più di tutti, era proprio la madre -- forse il personaggio più intrigante e incompreso dell'intero romanzo: una donna abbandonata dal marito e praticamente ignorata dalla sua egocentrissima figlia ma che, alla fine, riesce a avere tutto, inclusa un'inaspettata love story. Poi si capisce che, per giunta, diventa una specie di rivoluzionaria No-Block e si fa pure qualche giorno di carcere. Voglio dire: che personaggione, che è! Sfortunatamente, la Smith preferisce raccontarci le file alla posta e i ricordi d'infanzia di Bambina-che-ora-è-Donna-Intelligente e del suo inquietante amico Vecchio. Due stelline politiche, giusto perché è evidente che Ali Smith sa scrivere, e spesso lo fa molto meglio di tanti altri contemporanei. Inoltre, c'è dell'emozione sparsa qua e là. In fin dei conti, però, penso che la sua "originalità", per lo meno in questo romanzo, sia più che altro una mancanza di un vero ideale estetico, o anche solo di una direzione estetica. Penso anche che, nonostante le apparenze superficiali, Ali Smith sia, in realtà, una conservatrice vittoriana, che pensa che il Regno Unito sia il centro del mondo, che non ci siano stranieri a Londra, e che una ragazzina abbia bisogno della guida virile e attenta di un uomo che sa com'è la vita per sbocciare e diventare una vera donna.
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