Avventure e osservazioni sulle coste di Barberia. Vol. 2 - Filippo Pananti - copertina
Avventure e osservazioni sulle coste di Barberia. Vol. 2 - Filippo Pananti - copertina
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Letteratura: Italia
Avventure e osservazioni sulle coste di Barberia. Vol. 2
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Descrizione


Il poeta Pananti, in odore di giacobinismo e quindi inviso alle autorità del Granducato di Toscana, agli inizi dell'Ottocento aveva abbandonato la madrepatria e aveva soggiornato dapprima in Francia e poi in Inghilterra. A Londra era diventato membro del rinomato Teatro Italiano. Una volta deciso a far ritorno nello Stivale, era stato raggirato da due lestofanti suoi connazionali, i quali dopo avergli sottratto i risparmi lo avevano imbarcato su un malandato brigantino. Quasi in vista della Sardegna, la nave era stata assalita dai pirati barbareschi e ciurma e passeggeri erano stati tradotti ad Algeri. Dopo un tormentoso periodò di schiavitù Pananti e i suoi compagni erano stati liberati per intercessione del console inglese. In questa seconda parte l'autore riferisce appunto di come, una volta affrancato, si dedicasse all'esplorazione della terra dei Berberi. Nell'esposizione dello scrittore toscano si succedono cammelli, fiere, serpenti e aracnidi, usi e costumi beduini, mauri e di minoranze più o meno integrate o sottomesse. Le osservazioni a carattere naturalistico ed etnologico fanno di Pananti il rappresentante di una memorialistica stilisticamente dinamica e raffinata.

Dettagli

1 maggio 2013
192 p.
9788863724677

Conosci l'autore

Foto di Filippo Pananti

Filippo Pananti

(Ronta del Mugello, Firenze, 1766-1837) poeta italiano. Condusse vita avventurosa e, in uno dei suoi viaggi, fu catturato e ridotto in schiavitù da pirati algerini. Di questa esperienza scrisse in Avventure e osservazioni sulle coste di Barberia (1817). Dalla sua attività di direttore del teatro italiano a Londra nacque il poemetto autobiografico in sestine Il poeta di teatro (1808), in cui arguzia toscana e umorismo inglese si fondono felicemente. Notevoli sono anche gli Epigrammi (raccolti postumi, 1882) e i due poemetti didascalici La civetta (1799) e Il paretaio (1801).

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