Un breve ma potente racconto che esplora le dinamiche familiari e la vendetta attraverso gli occhi di una giovane ragazza. Némirovsky ha uno stile elegante e incisivo, con una prosa che cattura l'essenza delle emozioni umane.
Il ballo
"Il ballo" (1929) è uno dei primi racconti di Irene Némirovsky: nel difficile rapporto tra madre e figlia traspare in filigrana uno dei grandi nodi irrisolti della storia personale dell'autrice.
Antoinette ha appena compiuto quattordici anni. Sogna di partecipare al grande ballo che i suoi genitori, i Kampf, stanno organizzando per far mostra con tutta Parigi della loro fortuna, recentemente conquistata a prezzo di duri sacrifici. Ma Rosine, la madre di Antoinette, è talmente determinata a guadagnare prestigio e accettazione sociale da non rendersi conto di quanto sia bruciante il desiderio della figlia: non solo le impedisce di partecipare al ballo, ma le confisca la sua stanza da letto e la confina in uno sgabuzzino. La vendetta di Antoinette è terribile come solo può esserlo quella di una bambina alle soglie dell'età adulta, ancora inconsapevole degli equilibri del mondo: un gesto spietato e spiazzante che finirà per rivelare il vero volto delle persone che le stanno intorno. "Il ballo" (1929) è uno dei primi racconti di Irene Némirovsky: nel difficile rapporto tra madre e figlia traspare in filigrana uno dei grandi nodi irrisolti della storia personale dell'autrice, che tornerà a riecheggiare nelle opere della maturità.
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Autore:
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Collana:
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Edizione:4
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pignetralepagine 10 gennaio 2025Capolavoro
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C’è stato un ritorno di fiamma per Irene Nemirovsky ultimamente ed è un’autrice che ho riscoperto volentieri. La famiglia Kampf è la classica famiglia arricchita ma in realtà i veri aristocratici non vogliono avere nulla a che fare con loro. Per tentare di entrare nelle grazie dell’aristocrazia la signore Kampf organizza un ballo per il debutto in società della figlia. La figlia è molto riluttante a riguardo e trova il modo per mandare in fumo i piani della famiglia nella maniera più soddisfacente possibile. Lo stile è fantastico, la Nemirovsky può solo essere amata.
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Ormai conosco la Nemirovsky, avendo letto già diversi suoi libri. Così come in "La Nemica" riemerge in lei l'odio viscerale verso sua madre e anche verso quel mondo di ebrei o ex ebrei commercianti, arricchiti, totalmente privi di sentimento e di valori, laddove il "dio-denaro" domina la loro vita e una buona posizione sociale è il loro unico scopo: davvero triste per una bimba intelligente e sensibile ritrovarsi in un ambiente così freddo e lontano. E' un racconto molto breve sì, ma non per questo privo di significato. Anzi, forse proprio volutamente lo lascia in sospeso. In sospeso su un futuro (di cui dà solo un accenno) che la vedrà forse "vincitrice" su una madre perfida e insensibile, che si meriterà la sua vendetta. Sotto un velo di dolcezza e delicatezza, spicca invece una fiammella di odio che di certo, già si intuisce, crescerà e diventerà un fuoco devastante. Apprezzo le sue "semi-autobiografie", anche se brevi, ma comunque davvero intense! P.S.: sarei curiosa di sapere chi ha fatto tutte quelle sottolineature, così inutili, senza alcun senso e terribilmente fastidiose...!
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