Il barbiere di Stalin. Critica del lavoro (ir)responsabile
Come il barbiere di Stalin, che non si sentiva responsabile dei crimini del dittatore, ciascuno si sente pulito e pensa sinceramente di non aver nulla a che fare con misfatti e inadempienze che constata ogni giorno: eppure tutti "flirtano" con il male. Qualche volta lo servono. Pensionati e lavoratori, politici e cittadini, dipendenti pubblici e privati, lavoratori dipendenti e popolo delle partite Iva sono l'un contro l'altro armati, convinti che altri siano i responsabili. D'Anselmi invece se la prende con le personali responsabilità di ciascuno. Il messaggio finisce per essere tuttavia ottimistico e non catastrofista perché riconsegna a ciascuno la chiave della propria felicità. Puntando l'attenzione sul lavoro delle imprese e delle istituzioni l'autore svolge un'analisi puntuale dei diversi settori dell'economia e del sociale, crea un database sterminato di scempiaggini che si perpetrano e di cose buone che si fanno, e presenta così uno spaccato della nazione e l'agenda per una cultura dell'attuazione.
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Anno edizione:2008
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