Oggi, è possibile definire questo libro solo in un modo: vecchio. Ute Ehrhardt vuole una conversione di massa del genere femminile, ebbene questa operazione è già avvenuta ed è sotto gli occhi di tutti. L'essere aggressiva e "macha" è diventato l'imperativo categorico delle giovani femmine le quali assumono gli atteggiamenti più scontati di un bullo maschio della periferia metropolitana. L'autrice ci fa credere che il successo del mammifero femmina è a portata di mano in ogni settore della vita: lavoro, vita affettiva, relazioni sociali ecc...., basta comportarsi come un'incrocio tra un serpente a sonagli e una coniglietta di playboy. Vi sono, è vero, persone che per natura propria si esprimono così, ma moltissime altre non fanno altro che scimmiottare la kapò di turno la quale dispensa consigli sulla psiche maschile degni di una centro di vivisezione. Come al solito è ripetitivo ma necessario ricordare che tutti questi comportamenti sono fastidiosi e ridicoli in entrambi i sessi e corrispondono immancabilmente a forme malcelate di grande debolezza caratteriale.Gente così è solo da compatire. L'ideale sarebbe sempre essere se stessi, anche quando ci capita di nascere di natura affettuosa , gentile e serena. Meglio dunque ridere sopra questo genere di scartoffie.
Le brave ragazze vanno in paradiso le cattive dappertutto
Le donne hanno le carte in regola. Sono attrezzate per raggiungere gli uomini in tutti i settori più importanti della vita e anche per conquistare una chiara superiorità. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre superare il muro di resistenze che frenano la loro energia: la paura dell'indipendenza, la paura dell'insuccesso, il peso della responsabilità, il timore di non essere più amate e l'eterna paura dei forti e decisi di essere sfruttati. Non esiste una formula indolore e anche le donne più sicure possono ricadere negli schemi tradizionali di sottomissione, dai quali liberarsi risulta poi molto difficile. In questo libro, Ute Ehrhardt, la psicologa tedesca che per prima ha affrontato il tema delle «cattive ragazze», propone una strada possibile. Un percorso doloroso, certo, ma necessario, costellato di esempi e testimonianze, per conquistare una profonda consapevolezza di sé, del proprio valore e delle proprie aspirazioni. Soltanto attraverso un'attenta analisi dei perché educativi e sociali che hanno condizionato e condizionano le donne è possibile interrompere il circolo vizioso che le porta ancora oggi ad assumere ruoli di secondo piano nel lavoro o nelle relazioni. Soltanto smettendo di essere «brave ragazze» si può diventare donne vere, vincenti.
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Edizione:9
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Anno edizione:2007
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MASSIMO CASTELLI 04 marzo 2009
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