Breve cronaca di una lenta scomparsa

«Ci sono persone che sono la propria casa e ci sono persone che si limitano ad abitarla. Io avverto le stanze restringersi con il freddo e le pareti gonfiarsi con il gran caldo come le mie gambe. Io avverto la casa respirare.»

«Il romanzo d'esordio di Juliana Kálnay è una grande scoperta letteraria» – Die Zeit

«Davvero un enorme talento» – Radio Bremen

«Questo romanzo è una palla magica: ogni volta che si gira pagina la scena si offusca per un attimo e poi riappare nel suo nitore» – Frankfurter Allgemeine Zeitung

C’è Lina, che assiste alla prodigiosa trasformazione del marito Don in un albero. Il piccolo Eli, che mangia pietre e se nessuno lo sfama si fa strada a morsi tra le pareti di casa. Maia, che scava buche a mani nude e ama giocare a nascondino, finché un giorno misteriosamente nessuno la trova più. E Rita, che nel palazzo al numero 29 ci è nata, proprio il giorno del trasloco dei suoi genitori, e lì è rimasta sempre a osservare, ascoltare e giudicare gli inquilini che nel tempo si sono avvicendati, ma un giorno si ammala e la sua malattia sembra far presagire una fine inevitabile per tutti. Tra realismo magico e fiaba popolare, il debutto di Juliana Kálnay ritrae un microcosmo in cui l’umanità si rispecchia in tutta la sua caleidoscopica ricchezza.