Un titolo interessante che stimola la curiosità: perché silenzio? Un silenzio che è per l’autore la reazione ad un impulso sconosciuto che è la causa di un’afasia: la perdita di quel linguaggio universale, tratto caratteristico dell’uomo. Come è guarito il protagonista del romanzo dalla malattia del silenzio? Era questo l’interrogativo che animava la mia lettura, una pagina dopo l’altra. Volevo una risposta e l’attesa sembrava ancora lunga. Trattenevo il mio desiderio di conoscere leggendo dell’infanzia del protagonista, vissuta tra l’odore dei libri e l’aria fresca dell’Appennino. Ma è in una notte di pioggia, durante quest’infanzia, che le parole sono tornate. La pioggia ha avuto un effetto catartico sullo scrittore, e si è dimostrata il farmaco al male delle parole. Solamente dopo un viaggio a Milano l’autore si pulirà la coscienza, ricordando chi era prima dell’arrivo di sua sorella, dimenticando il suo silenzio. E proprio per ricordare tornerà a Milano, oltre che per studiare. Dalla lettura di questo romanzo ho imparato a sperare, di continuare a credere in qualcosa fino allo stremo delle forze, ricordando a se stessi che “ne vale la pena”. Che la speranza è una candela che rimarrà sempre accesa. Anche se un giorno la fiamma sarà alta e viva, e il seguente si ridurrà ad una flebile e tremolante luce, essa non sarà mai del tutto spenta. Perché nulla potrà soffiare via quella fiamma che illumina ambizioni e sogni, impedendo loro di essere alimentati e quindi dimenticati, se non un nostro sospiro di rinuncia. Ieri l’autore era tormentato dalla costante presenza del fantasma di Quasimodo e dai dubbi sul suo futuro come scrittore. Oggi invece ha saputo raccontare la parte migliore di sé, e nel frattempo ha transitato la vita.
Breve storia del mio silenzio
Nella dozzina del Premio Strega 2020
Finalista del Premio Letterario Corrado Alvaro
«Lupo scrive un'autobiografia delicatamente fabulosa inquietata da un "silenzio" che è trauma infantile di afasia, e poi, nel tempo, insidia persistente di un "male delle parole"» – Salvatore Silvano Nigro
L'infanzia, più che un tempo, è uno spazio. E infatti dall'infanzia si esce e, quando si è fortunati, ci si torna. Così avviene al protagonista di questo libro: un bimbo che a quattro anni perde l'uso del linguaggio, da un giorno all'altro, alla nascita della sorella. Da quel momento il suo destino cambia, le parole si fanno nemiche, anche se poi, con il passare degli anni, diventeranno i mattoni con cui costruirà la propria identità. Breve storia del mio silenzio è il romanzo di un'infanzia vissuta tra giocattoli e macchine da scrivere, di una giovinezza scandita da fughe e ritorni nel luogo dove si è nati, sempre all'insegna di quel controverso rapporto tra rifiuto e desiderio di dire che accompagna la vita del protagonista. Giuseppe Lupo – proseguendo, dopo Gli anni del nostro incanto, nell'«invenzione del vero» della propria storia intrecciata a quella del boom economico e culturale italiano – racconta, sempre ironico e sempre affettuoso, dei genitori maestri elementari e di un paese aperto a poeti e artisti, di una Basilicata che da rurale si trasforma in borghese, di una Milano fatta di luci e di libri, di un'Italia che si allontana dagli anni Sessanta e si avvia verso l'epilogo di un Novecento dominato dalla confusione mediatica. E soprattutto racconta, con amore ed esattezza, come un trauma infantile possa trasformarsi in vocazione e quanto le parole siano state la sua casa, anche quando non c'erano.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2021
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Formato:Tascabile
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Elizabeth_19 26 febbraio 2022Se rimane, allora sarà
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