Per una voltà non è Milano ma Torino la vera protagonista di un romanzo che ha i ritmi sincopati di una consolle tecno del sabato sera. Calati i veli del "mistero" sabaudo che tradizionalmente la accompagna nelliconografia popolare, Torino si colora a tinte forti facendosi teatro delle geste di un'umanità brutale ed ossessiva, Aggiungiamoci il ritmo incalzante e serrato, la scrittura affilata e cruda, i personaggi un po' da odiare e un po' da usare come specchio distorto e veritiero e ne vien fuori un romanzo godibilissimo, forse il migliore tra la vasta produzione dell'autore torinese.
Brucia la città
Allegra è sparita, e Torino non c'è più. O meglio c'è ancora, ma è così cambiata che si stenta a riconoscerla. E Iaio? Forse sta ancora con Allegra, e dovrebbe mettersi a cercarla sul serio... È un mondo fatuo e paradossale, quello che sciama attraverso il Quadrilatero Romano della città dove gli operai di un tempo sembrano essere stati rimpiazzati da una tribù di creativi, modelle e giovani smaniosi di estasi a buon mercato. Così non suona implausibile che Iaio e i suoi amici dj Zombi e Boh, strafatti di bamba a ogni ora del giorno e della notte, possano farsi testimonial della campagna "La Droga Ci Fa Schifo". Tra conversazioni surreali, allucinazioni private e feste indimenticabili, i nostri tre eroi vagano per le strade di una Torino notturna, sporca, a tratti torbida e "proibita", alla ricerca di un irraggiungibile equilibrio. Giuseppe Culicchia racconta la contemporaneità metropolitana con una prosa scatenata e un ritmo da togliere il fiato. E la sua città diventa un quadro di Bosch visto attraverso lo specchio di un cd rigato di cocaina.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Chiara Villata 01 dicembre 2017
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MATTEO MASCIOVECCHIO 16 settembre 2010
Il primo sentimento è stato: ma perché l’ho comprato? Spesso mi capita di fissarmi con un autore/libro, lo compro e dopo svariati mesi lo riprendo in mano e decido di leggerlo. Ecco a quel punto mi sono dimenticato il motivo e questo già mi infastidisce verso il libro che poverino non ha colpe Il libro ad essere onesti è abbastanza inutile, però è scritto bene o meglio a me ispira, ha dei piccoli trucchetti narrativi che lo rendono divertente e mai noioso. L’autore è in bilico tra satira e compiacimento, tra affetto per i suoi protagonisti e disgusto per il loro agire. Li prende in giro, ne svela la loro drammatica vacuità, ma non per questo prende una posizione, perché in realtà sta parlando di tutti noi…
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