Il buio e il miele

Assieme al fratello “un delitto d’onore” questi libri, nonostante siano un tesoro delle opere letterarie italiane, sono, incredibilmente, quasi sconosciuti. Queste pagine hanno dato vita a due capolavori delle cinematografia del Bel Paese. Uno è “divorzio all’italiana”, creato con la collaborazione del gigante Pietro Germi. Trionfatore del Festival di Cannes del 1962 e candidato a tre Oscar, uscì vincitore di una statuetta per la miglior sceneggiatura. La penna di Arpino partorì un’altra eccellenza, “il buio e il miele”, che ispirò questa volta Dino Risi nel 1974 per un altro capolavoro come “profumo di donna”. La pellicola ebbe tra i protagonisti una magnifica Agostina Belli, un grande Alessandro Momo ed un epico Vittorio Gassman, che vinse il premio per la migliore interpretazione maschile a Cannes l’anno successivo. Agli Oscar del 1976 ottenne due candidature come miglior film straniero e migliore sceneggiatura non originale. Il suo autore, purtroppo, non ha mai potuto riscuotere tutto il successo che meritava, né in vita né post mortem.

Dopo aver perso la vista e una mano in un incidente, il capitano Fausto intraprende, con scopi ben precisi ma solo a lui noti, un lungo viaggio da Torino a Napoli scortato da un giovane soldato in licenza. Ogni tappa di questo viaggio riflette uno stadio particolare nella costruzione del rapporto tra il capitano e il soldato: Genova alimenta il sospetto reciproco con la sua diffidenza e il suo mistero, Roma intenerisce gli animi con la dolce vita delle sue sere estive, Napoli è, letteralmente, amore e morte. Ma il viaggio è anche il percorso del giovane soldato alla scoperta di se stesso e del significato del vivere, della resistenza che la vita sempre oppone alla morte, anche quando la vita stessa è nient’altro che un’ombra buia. Un romanzo molto bello, ben costruito e con un’ottima gestione della tensione narrativa, evocativo nel titolo e nelle atmosfere. Nonostante il cinismo e la sua evidente cattiveria, non si può non amare il capitano, un personaggio magnifico, brillante nella sua scaltrezza, umano nella sua paura di fronte alla morte, e infine persino arrendevole davanti all’amore ostinato e senza speranza di Sara, quel miele dorato che lentamente e con dolcezza prova a rischiarare il suo buio.

La sensibilità di Arpino, così evidente e coinvolgente, non poteva rimanere nascosta al mondo del cinema. Non a caso è diventato la base di uno dei più bei film di Risi.