La meravigliosa e raffinata silloge "Camminamento" dell'autrice Giulia D'Anca è una raccolta di impressioni e immagini taglienti, criptiche, eleganti e profondamente suggestive. Le composizioni poetiche si ramificano precise e potenti in versi lapidari e sibillini, avvolgenti nella loro inafferrabile essenza. L'autrice scoperchia un vaso di sentimenti ctoni, svincolati da ogni incasellamento e pronti a germinare. Sono suoni in continuo divenire, parole-caleidoscopio che acquistano nuovi sensi a seconda degli occhi che vi si posano. Si legge, infatti, in numerose poesie che l'unica costante nella vita è il cambiamento. "Prima o poi qualcosa cambierà. E se non cambierà, cambieremo noi." Nulla rimane com'è, tutto è "disallineato" in un movimento che va dall'interiorità, mostrata in scorci di vita e ricordi di urla spensierate e "schiamazzi infantili": "le stesse urla di acerba esistenza." all'esterno, osservato da una posizione privilegiata, quella del poeta che con la sua sensibilità può andare "oltre il desiderio", per vedere in purezza quella "esatta vita", arrivando fino in fondo, cogliendo le sfumature di senso più ardite: "Gli occhi come latiboli conservano l’onda dei suoni" Con questa similitudine che è anche un'incisiva e sorprendente sinestesia, la poetessa sottolinea l'importanza della visione degli "occhi dell'anima", che sanno andare al di là del loro campo d'azione, conservando memoria anche di ciò che apparentemente non dovrebbero cogliere. Tutto è oscillante, anche il tempo "fluttua" e Giulia D'Anca, sentendosi foglia al vento, canta di quel che per lei è casa e rifugio, più precisamente di una "casa della mente" in cui i ricordi sopravvivono e risollevano nei momenti più freddi e bui. "Io abito sul ramo spezzato dal vento. Da bambina ci ho costruito un rifugio e ci torno spesso con la mente. La mia casa era dentro." "Sono foglia di cielo, volteggio nello spazio pretestuoso dei venti, dolcissimi, taglienti." In questo explicit l'attenzione viene catturata dall'uso sapiente della rima baciata, che mette il focus sullo sferzare di venti che, sebbene sappiano anche cullare, arrivano a ferire nei momenti più fragili. Ed è nell'apparente divergenza, nel dissidio e nella dicotomia di opposti come "eros e thanatos" e nell'ossimoro ("futuro antico") che si predispone l'apertura che porta a superare le colpe sepolte, rendendole terreno fertile per nuovi germogli e diramazioni. "sulle sponde del dissidio le colpe si dissodano." Consiglio a tutti questa raccolta, cesellata con grazia e amore per la Parola e impreziosita da arcaismi, latinismi e suggestioni mitologiche, che scava dentro l'anima, colmandola d'incanto.
