Il cammino del vecchio leone. Cento anni di Tamini un'eccellenza italiana
Nel 1916 a Milano, in via Redi, il ventiduenne Carlo Tamini fonda la Tamini Vannuccini. È poco più che un’officina ma in dieci anni è già diventata la Tamini Costruzioni Elettromeccaniche. Cento anni, due guerre, il “miracolo economico” e il boom, i “favolosi” Sessanta, le lotte sindacali dei Settanta, la sfida sui mercati esteri, l’America. Infine la vendita nel 2014 a una multinazionale, la Terna. Quasi un paradigma della storia dell’industria italiana e in particolare di quella lombarda. E, sullo sfondo, la politica energetica e siderurgica del Paese, la nazionalizzazione del 1962 e la nascita dell’Enel, perché la Tamini produce grandi trasformatori, tanto da diventare, al culmine della sua attività di questo settore, uno dei gioielli dell’imprenditoria nazionale apprezzata all’estero e capace di macinare utili e record. Sul suo percorso i big dell’acciaio da Riva a Lucchini ma anche la Olivetti, nella parentesi durante la quale Tamini produce gruppi di continuità. Quando il fondatore Carlo Tamini muore, nel 1953, lascia tre figli, ed è il più giovane, Luciano, quello che si troverà di fatto alla guida della società. Alla storia industriale si intreccia per sessant’anni quella famigliare fino allo scontro durissimo, che arriverà in tribunale, fra Luciano Tamini e il nipote Carlo. Gli avvocati avranno molto da lavorare. Anche questo è un appuntamento ricorrente di quel capitalismo famigliare che deve confrontarsi con la conflittualità fra i suoi componenti. Il “vecchio leone” vince la battaglia ma il tempo è maturo per la vendita. È un uomo di carattere che coltiva molti interessi: la vela, le automobili, la fotografia, l’arte, il golf, la montagna. Per un gioco del destino si trova impegnato anche in uno scavo archeologico per portare alla luce vestigia medievali nell’Oltrepò. Ha lottato per il suo posto in azienda da quando, a ventun anni, con la morte del padre ha lasciato gli studi deciso a fare la sua parte nonostante l’ostilità dei fratelli. È giovane ma ha le idee chiare, ha un progetto di azienda e lo persegue. Guarda all’estero e ha ragione. La “Ferrari” dei trasformatori rifornirà la siderurgia statunitense. Sessant’anni in azienda e Luciano Tamini ha ancora il suo ufficio di presidente nella palazzina di Melegnano. Una storia italiana.
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