L'autore ricostruisce la storia recente di una globalizzazione non di mercati o mezzi di comunicazione ma di spazi interiori, di zone della psiche in cui si modellano ricordi "istituzionali", facta memorabilia che presiedono alla formazione di un'identità collettiva. Il canone moderno è la funzione di una formidabile omologazione identitaria, che ha tolto dalla terra ogni presidio di incomunicabilità. Ma a ciò che è comunicabile all'interno del sistema, ovvero ai "saperi" canonizzati, si contrappongono quei presidi di identità che rimangono distaccati e inassimilati dalla "grande" spazialità della comunicazione, e che testimoniano di quelle "cose dimenticate" a cui si allude nell'epilogo del libro.
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                                        Anno edizione:2002
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