Questo romanzo racconta la storia di due giovani, Ursula e Wilson, che insieme si fanno spazio timidamente e faticosamente in una Bologna in fermento. Le loro storie si collocano negli “anni di piombo” in Italia, anni segnati da paura, dolore. Il libro si apre con una splendida prefazione in cui la scrittrice ci rende partecipi del suo obiettivo: onorare gli innocenti e i silenziosi eroi, vittime di quei tragici eventi. In questo libro la scrittrice ricostruisce la storia di quegli anni, partendo dalla strage dell’Italicus, passando per la strage di Ustica, culminando con il famoso 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Ho apprezzato molto lo stile ricco di dettagli, le parti in cui l’autrice descrive Bologna, le sue strade, i suoi portici, le sue torri che sembrano vegliare su di essa. Vi è una descrizione minuziosa delle sensazioni e delle emozioni dei due giovani in ogni attimo, sono delineati con maestria i ritratti psicologici di entrambi e il loro amore, così timidamente taciuto a parole ma largamente dimostrato con le azioni. La scrittrice racconta di un’intera generazione di ragazzi che si rispecchiava in Ursula e Wilson, anzi, generazione che ancora oggi potrebbe rispecchiarsi, vivendo i primi anni all'università, da fuori sede, i primi esami, le incertezze, le delusioni, rapporti che terminano e altri che nascono. Storia molto coinvolgente, ne consiglio vivamente la lettura per ricordare a chi, in quegli anni, c’era; e per prendere coscienza a chi non c’era.
