Il castello
Oscuro e a volte surreale, Il Castello parla di alienazione, burocrazia e della frustrazione, apparentemente interminabile, dell'uomo che tenta di opporsi al sistema. Il romanzo narra la storia di K., del suo arrivo in un villaggio in cui non viene mai accettato e la sua incessante e inutile lotta con l'autorità per ottenere l'ingresso nel castello che sembra governarlo. L'isolamento e la perplessità di K., il suo mendicare l'approvazione di poteri sfuggenti e anonimi, incarnano la visione di Kafka dell'alienazione e dell'ansia del XX secolo. Un'opera corposa, strutturata e densa di significati, che affronta l'angoscia del vivere quotidiano, la mancanza di chiarezza nei rapporti umani, la ricerca della verità e della giustizia, la lotta e l'accanimento per raggiungere uno scopo, il senso vanificato delle proprie azioni prodotto dai comportamenti dell'uomo coinvolto nei rapporti con l'uomo e con le sue limitatezze. Kafka iniziò Il Castello nel 1922 e non lo terminò mai, eppure il romanzo trae conclusioni affascinanti che lo fanno sentire stranamente completo.
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