Abbiamo mai provato la paura di svegliarci la mattina e, come primo pensiero, controllare se, fuori dalla nostra finestra, è appostata un'auto con dentro degli uomini, sapendo che quell'auto è lì da giorni? Abbiamo mai provato la paura di parlare con persone sconosciute o anche con vecchi amici perché non sappiamo a chi potrebbero riferire ciò che diremo loro? Abbiamo mai provato la paura di rientrare in casa e vedere che la farina sparsa sull'uscio è adesso sparpagliata per tutta la casa e che, a maggior prova del fatto che qualcuno è entrato, trovare lo specchio del bagno infranto? Ma, soprattutto, abbiamo mai avuto paura dei nostri stessi ideali al momento che questi si sono rivelati fallimentari, togliendoci l'unica speranza che ci restava nella vita? Questo brevissimo romanzo di Christa Wolf ci cala proprio in questo tipo di scenario, in questa storia che la stessa autrice ha vissuta in prima persona quando, nella Berlino est socialista, la ex DDR, divenne una sorvegliata della Stasi per le sue idee considerate "poco in linea col partito". Nell'arco di una giornata, Christa Wolf ci conduce in una sua giornata tipica dei vent'anni passati come "sorvegliata", in un flusso di coscienza continuo che ci mostra non solo le sue paure ma la sua scissione interiore di fronte al fallimento di un'ideale in cui aveva sempre creduto e il suo confronto con le nuove generazioni.
Che cosa resta
Questo racconto della giornata di una donna sorvegliata dalla polizia segreta, tormentata da dubbi sulla fedeltà anche degli amici più cari, pressata dagli avvenimenti a prendere tremende decisioni, questo racconto di una donna sola di fronte alla propria coscienza somiglia in modo straordinario a Cassandra, altra storia di donna concepita e scritta negli stessi anni in cui andava prendendo forma questo Che cosa resta. In ambedue i testi – fa notare Anita Raja nell'introduzione – il tema centrale è quello di una persona che non riconosce più la propria città, il proprio mondo, le cose e la gente in cui ha creduto, divenute ormai estranee. La grandezza tragica di Cassandra, infatti, sta proprio nel fatto che il suo distacco da Troia e da Priamo, il suo apprendistato al no, è tanto più intenso e sofferto, quanto più essa ha amato la città e il padre, tanto più ha creduto nella loro diversità. Ora, questa tragedia ritorna in Che cosa resta, senza più il velo del mito: adesso Troia è Berlino, è il socialismo, è tutto ciò che Christa Wolf ha amato e in cui ha creduto.
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Testo in italiano
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Lusio 28 ottobre 2021La caduta degli ideali
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