Il tempo si prende gioco dei protagonisti e dei lettori fin dalle prime pagine. “Chi nasce a San Giuda” si lascia leggere velocemente e intensamente nonostante o forse proprio per merito di un sentimento respingente che traspira tra le pagine. Respingente perché il romanzo resta un po’ in superficie, perché non si addentra nella psicologia dei personaggi – sarebbe diventato un dramma psicologico e avrebbe perso, oltre alla velocità dell’intreccio, la freddezza pungente, la superficialità propria dell’azione della comitiva. Respingente perché è un libro di “non detti” di silenzi. Respingente perché non permette di immedesimarsi in particolare in uno dei protagonisti, di prenderne le difese o contrapporsi totalmente, ma in generale offre la perfetta rappresentazione di una generazione con amicizie apparentemente indissolubili, sogni, voglia di riscatto e tanti sbagli, in una non determinata ma riconoscibile epoca, in un paese che è il paese di molti. Quando un libro ti respinge, quando tu lo respingi, è perché racconta qualcosa che ti riguarda, aspetti di te che in qualche modo vuoi censurare – ed io vi ho trovato tanto della mia generazione. “Chi nasce a San Giuda” è respingente perché artiglia, voce del verbo artigliare, che l’autore usa quattro volte in diverse coniugazioni nel corso del romanzo per punteggiare e sostenere un ritmo parallelo a quello incalzante del racconto, basato sul ghermire, angosciare, sull’afferrare con gli artigli della storia il lettore stesso. Fin dalle prime pagine un pesante alone si palesa sulla vera natura di un personaggio: Alice, un dubbio a metà del libro, che diventa conferma piena sul finale. Alice, che a dispetto del nome non è nel paese delle meraviglie, ma lo sogna identificandolo con la città: “può farti seguire la strada che vuoi”, ma anche farti perdere. Alice inesorabilmente e clamorosamente si perde nell’epilogo, nella bramosia di trovare la strada che sogna, che vuole, verso il suo paese delle meraviglie.
Chi nasce a San Giuda
Un furto, un bottino nascosto sottoterra per quattordici anni. Un biglietto con strani riferimenti lasciato da Massimo Bonacina a suo figlio Biagio come unico lascito alla sua morte prematura. Un gruppo di amici allontanati dal tempo e provati ognuno dai propri drammi personali. Una caccia al tesoro che non ha i colori di una storia per ragazzi, ma tutti i pericoli della vita adulta. "Chi nasce a San Giuda" è un romanzo duro, intricato, che ruota attorno al contrasto eterno fra avidità e giustizia, fra amicizia e profitto personale. Sarà proprio Biagio il primo a morire. E suo cugino Jacopo, circondato dalla fidanzata Alice e dagli amici Noah e Diego, dovrà cercare di uscirne senza farsi travolgere dagli eventi. Ma quando le morti cominceranno a moltiplicarsi, ognuno di loro indicherà in un compagno il colpevole. Crollerà la fiducia, mentre uno spettro chiuso in carcere per quattordici anni si ripresenterà a riscattare ciò che è suo. Fra boss locali, debiti di gioco, cure costose e sogni di una vita migliore, le vicende di questi ragazzi sembrano confluire in una domanda: fin dove è possibile spingersi, per dieci milioni di euro? "Chi nasce a San Giuda" ne è la risposta.
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Autore:
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Anno edizione:2021
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FedericaGonnelli 24 gennaio 2023Non lascia indifferente
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