“Chiamalo sonno” di Henry Roth venne spacciato come “un grande capolavoro del ‘900” quando mi venne prestato. Lo scetticismo che mi è proprio mi ha imposto un’attenta lettura del libro e… sorpresa delle sorprese, effettivamente “Chiamalo sonno” è un grande capolavoro del ‘900. Mi astengo dal citare la vita e i tormenti dell’autore, i quali hanno senz’altro contribuito a dare maggior risalto all’opera, soprattutto in tempi recenti, ma che hanno anche sviato l’attenzione di chi si è occupato del libro, imponendo un’analisi più psicologica che letteraria. “Chiamalo sonno” è un romanzo interminabile di cui non ci si stanca mai. L’autore non si abbandona a fantasticherie, voli pindarici descrittivi, o giri di parole inutili, ogni pagina è estremamente utile alla comprensione di quella passata e alla preparazione degli accadimenti che avverranno in quella successiva. Il romanzo è ambientato ai primi del ‘900, David è un bambino ebreo e ha pochi anni quando lui e sua madre affrontano un lunghissimo viaggio in nave per raggiungere l’Eldorado d’allora, l’America, laddove gli attende il padre, Albert. Da qui in avanti Roth descrive con incredibile maestria la crescita di David, le sue difficoltà di bambino, i suoi timori, le sue gioie, ci rende partecipi dei suoi pensieri. Tutto ciò collocando il personaggio principale, David appunto, al centro di una più vasta comunità di personaggi le cui personalità sono tutte sapientemente descritte così da non farle cadere in secondo piano. Il libro regala molte emozioni, molte di rabbia, che sfociano poi in un desiderio di rivalsa che, però, non si otterrà mai, altre di nostalgia per l’infanzia, quando bastava poco alla nostra mente per lasciare lo spazio reale nel quale eravamo confinati e trovare vie di fuga in un regno fantastico creato unicamente da e per noi. Dev’essere stato interessante leggere il libro ai tempi della pubblicazione e in lingua originale, arricchisce dal punto di vista culturale perché vengono descritte abitudini e usanze che non hanno niente a che vedere con le nostre, i personaggi “satellite” che spesso italiani, tedeschi, etc.. vengono spesso fatti parlare riportando le frasi originali espresse nella loro lingua. Oltre a questa Babele letteraria, che trovo sempre stilisticamente apprezzabile nei romanzi, ho apprezzato molto anche la chiusa poetica del libro, una scelta senz’altro all’avanguardia per i tempi in cui è stato scritto il romanzo, soprattutto se si considera la lunghezza dello stesso. Come dicevo sopra, una delle cose che ho maggiormente apprezzato nel libro, è stata la capacità dell’autore di rendere il pensiero del bambino, perché mi ha riportato alla mente ciò che succedeva a me quando ero piccola, e cioè che un pensiero concreto, nel giro di pochi secondi, per intervento di chissà cosa, si trasformasse in qualcosa che con il concreto non ha più nulla a che fare. Succedeva quando ero bambina e…. succede ancora oggi.
Il "caso Henry Roth" è forse l'unico nella letteratura del Novecento. Nel 1934 «Chiamalo sonno», opera prima di uno sconosciuto newyorkese di ventotto anni, fu salutato dalla critica come un capolavoro. Poi l'oblio. Roth si ritirò nel Maine ad allevare anatre, e per decenni il suo silenzio è stato interrotto solo da qualche raro racconto. Nel 1960 alcuni critici influenti promossero la ristampa del suo romanzo e rapidamente, nel giro di pochissimi anni, «Chiamalo sonno» ha superato i due milioni di copie e oggi è considerato unanimamente un classico, uno dei massimi risultati della letteratura del secolo, non solo statunitense.
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Informazioni:
CHIAMALO SONNO di ROTH HENRY
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Collana:
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Edizione:4
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Anno edizione:2006
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MONICA BOASSA 06 marzo 2017
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Samantha Li Castri 05 aprile 2013
"Chiamalo sonno" è considerato un gran bel libro. Per questo l'ho comprato. Per questo l'ho finito. E credo pure di non averlo capito. Perché è inutilmente lungo, perché in gran parte di esso il bambino protagonista parla con sé stesso come in un flusso di coscienza. E poi non c'è una vera e propria trama: è la narrazione di un periodo della vita del protagonista in un continente nuovo. Insomma non lo consiglierei.
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