La Chiesa domestica. L'umile e compromettente titolo della famiglia cristiana
Parlare della famiglia come Chiesa domestica, definita da Paolo VI «titolo magnifico e compromettente», vuol dire ritornare all'inizio del cristianesimo, quando la comunità domestica era considerata indispensabile al diffondersi del Vangelo. Tra la grande Chiesa e la piccola chiesa non c'è opposizione: le due immagini si arricchiscono reciprocamente e, come le matrioske, stanno l'una dentro l'altra. La Chiesa non può fare a meno della famiglia nella sua azione evangelizzatrice, così come l'agire della Chiesa non può prescindere dalla famiglia perché tra queste due istituzioni è connaturale un'alleanza vitale. Come ha sottolineato Benedetto XVI, «nel Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che vale più di ogni parola: Dio ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana. In questo modo l'ha consacrata come prima e ordinaria via del suo incontro con l'umanità». «Non possiamo semplicemente replicare le Chiese domestiche della Chiesa dei primordi. Abbiamo bisogno di grandi famiglie di nuovo genere» (Walter Kasper).
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Anno edizione:2015
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