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Uno dei più bei film ben diretto e interpretato. Mia Wasikowska e Henry Hopper (figlio del celebre attore Dennis) formano una coppia straordinaria: teneri, vulnerabili e soprattutto adorabili. Gus Van Sant si conferma gran regista. Un film "puro", come pochi se ne vedono in circolazione, un film che fa riflettere....e da rivedere più volte, per capire veramente ciò che resta di questo amore.
Basterebbe la presentazione dei due co-protagonisti del film accompagnata dalla lettura del suo stesso titolo per rendere chiaro il tema trattato: La morte e tutto ciò che resta quando ce ne andiamo. Eppure l’opera – definiamola tale – è un omaggio alla vita e al viverla il più intensamente possibile, nonostante le sfortune e i drammi che possono ostacolarla. Ne da un esempio la stessa natura che ha avuto la genialità di partorire un “uccello canoro che pensa di morire ogni volta che cala il Sole. E la mattina, quando si sveglia, è così sconvolto di essere vivo che si mette a cantare la sua melodiosa canzone.” L’amore per la vita, l’amore per le persone care, l’Amore per il nostro amato o per la nostra amata dovrebbero farci cantare ogni mattina, proprio come succede ad Annabel (Mia Waikowka). Annabel, dai colori sbiaditi da una lente scolorente, fatta eccezione per qualche accessorio contrastante – sciarpa e guanti – destinati a proteggere forse le parti “eroticamente” più esposte, è affetta da un tumore al cervello che ne limita la sua vita materiale, ma ha una incredibile e al tempo stesso comprensibile esigenza di respirare ossigeno, rimanere attaccata alla flebile speranza che dopo la morte ci sia un percorso immateriale per la propria anima e si possa indossare le vesti di “spirito guida”. Le sue ricerche interiori subiscono un altalenante quanto enfatizzante effetto grazie ad Enoch (Henry Hopper), anche egli legato alla morte. E’ per averla “vissuta” sulla propria pelle, è per la “presenza” del suo amico Hiroshi, morto suicida durante la seconda guerra mondiale, che lo accompagna nella sua invadente solitudine. Enoch predilige il nero a causa della sua dipendenza ad intrufolarsi ai funerali altrui, al fine di colmare una propria mancanza: Il non aver potuto dare l’ultimo saluto ai suoi genitori. Il pallido e il cupo, il candido e l’opaco, Annabel ed Enoch intrecciano i propri destini e vivono un’intensa storia d’amore provando ad esorcizzare i demoni che attanagliano la loro esistenza, a migliorare la propria vita o quel che ne resta, a riempire l’uno dell’altro e a trovare un senso in quelle piccole, stupide e talvolta incomprensibili cose che possono renderci felici. Per poi rendersi conto di voler far qualcosa in più o qualcosa di meglio. Per poi rendersi conto che tutto è bastato e un silenzio tenuto in ostaggio dai ricordi legittima tutto l’amore che resta. Mia Waikowka e Henry Hopper lasciano sconcertati per la loro immensa bravura e nonostante la loro giovane età si scoprono – o meglio li scopriamo- attori navigati…. e pensare che il secondo è appena un esordiente. Immensi!
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