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L'inadeguatezza del pubblico non è riuscita a comprendere la qualità eccelsa del secondo capitolo antologico di Pizzolatto. Un intreccio drammatico che coinvolge politica, crimine e polizia, un'opera brillante che non sfigura affatto se paragonato al primo True Detective. Altro cast magistrale, con un Colin Farrell sontuoso, una Rachel McAdams talentuosa e un Vince Vaughn sorpresa gangster in grande stile. Scrittura e sceneggiatura ottime, dialoghi pretestuosi ma ben strutturati. True Detective 2 è un vero capolavoro...per pochi
Parliamo di una serie antologica. Coloro i quali ritengono questa stagione non degna della prima, probabilmente si aspettavano “la stessa salsa” e non hanno saputo apprezzare la novità, il cambiamento. La storia è nuova, i protagonisti sono diversi, le ambientazioni anche. Diversamente dalla prima stagione che “gioca facile” su una serie di espressioni costruite a tavolino e di monologhi filosofici, questa seconda stagione mette in scena l’Uomo e non l’eccentricità. Più crime in senso stretto, rispetto alla stagione precedente, ma con personaggi realmente più interessanti e complessi. Ero rimasta contenta e affascinata dalla prima stagione, la seconda mi ha stregata. L’ultimo episodio è forse uno degli episodi più belli tra le serie tv contemporanee.
Se la prima stagione si concludeva con la promessa di un cielo stellato portatore di speranza, al contrario la seconda stagione dell'acclamata serie TV "True Detective" è nata da subito sotto una cattiva stella. Troppo gravoso il confronto con quanto visto in precedenza, sia per quanto riguarda le interpretazioni, ormai leggendarie, di Woody Harrelson e Matthew McConaughey, sia per quanto riguarda la regia di Cary Fukunaga. La storia è la seguente: un uomo ricco, e invischiato in affari a dir poco loschi, viene brutalmente assassinato e il suo cadavere viene ritrovato al confine della città di Vinci. Ad indagare sul caso ben tre detective, ognuno di essi con un passato tormentato, ognuno di essi con un destino che appare irrimediabilmente segnato fin dalle primissime inquadrature. Su tutti spicca il Ray Velcoro di Colin Farrell, detective corrotto, perseguitato dagli spettri di una colpa passata a cui non sa porre rimedio, se non con l'abuso di alcol e stupefacenti. Ma alla fine forse anche per lui arriverà la redenzione, al termine di queste otto puntate confuse e dense di sottotrame, spesso difficilmente riconducibili al disegno generale dell'opera. Buono il gangster interpretato da Vince Vaughn, nonostante la sua performance sia stata massacrata dalla critica e dal popolo del web. Il difetto principale di questa seconda stagione va rintracciato probabilmente nell'assenza di Cary Fukunaga alla regia e quindi del suo occhio capace di affascinare lo spettatore grazie ad una sublime tensione metafisica. Rimane un noir complicato, crudele, che concede poco allo spettatore. Dunque un lavoro coraggioso, per quanto disorganico e povero di momenti riusciti, ma non del tutto privo di interesse e arricchito da almeno un paio di momenti degni del grande cinema americano.
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