Vladimir Jabotinsky, fondatore dell'Irgun, scrisse questo romanzo a Parigi agli inizi degli anni Trenta. Il romanzo è ambientato a Odessa agli inizi del XX secolo. Il narratore è un alter ego dello scrittore: un astante più che un personaggio vero e proprio; un testimone, scrivendo dei suoi ricordi, di una città dove non torna più. Il narratore frequenta la casa dei Mil'grom, una famiglia ebraica borghese. Racconta e segue gli eventi dei cinque rampolli, Marjusha, Marko, Sereza, Lika, Torik. Nessuno di loro godrà di un lieto fine. Tutto ciò accade in una Russia in fermento, tra narojdini, marxisti, anarchici, socialisti, socialisti del Bund, sionisti; caffè letterari, discussioni filosofiche, classici della letteratura tedesca, che sembrano ispirare il romanticismo dei personaggi. Non mancano i pogrom e la vicenda della corazzata Potemkin. Jabotinsky è un discreto narratore di ricordi. Non riesce a penetrare efficacemente le anime dei personaggi, resta sulle generali nelle descrizioni, non fornisce un affresco ricco di Odessa (ma il confronto con Babel non sarebbe onesto). Il romanzo lo si legge con piacere anche se manca quel tocco in più che ci farebbe appassionare ai personaggi.
