Romanzo che completa la trilogia, come sempre ammirabile per lo stile e l'ambientazione.
La scrittura asciutta e i dialoghi secchi restituiscono la natura del paesaggio, naturale o interiore, nel quale i personaggi si muovono.
Una lettura aspra come il terreno roccioso percorso a cavallo o con sgangherati pick-up; e ti sembra di sentire la polvere e l'aria fredda delle albe invernali, come pure lo sbattere dei tacchi degli stivali di questi rudi cowboy, capaci però di avere sentimenti profondi e autentici.
E' una riflessione amara sull'ineluttabilità della vita e dell'incapacità dell'uomo di modificare il proprio destino, di fronte al quale siamo come spettatori di un sogno altrui. Siamo destinati a correre incontro a ciò che la vita ci riserva, e non c'è niente e nessuno che possa farci deviare.
Sembra una visione troppo pessimistica, eppure lo sguardo profondamente umano, benché disilluso, del protagonista di questa trilogia, Billy Parham, ci suggerisce che, benché impossibilitati a sfuggire al nostro destino, non dobbiamo mai dimenticare di essere solidali con i nostri simili, anche solo per il fatto di condividere lo stesso inevitabile destino
