Col buio me la vedo io - Anna Mallamo - copertina
Col buio me la vedo io - Anna Mallamo - copertina
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Premio Mondello - Opera Italiana - 2025
Letteratura: Italia
Col buio me la vedo io
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Descrizione

Libro vincitore del Premio Mondello 2025 - Opera italiana

Il modo che ha Anna Mallamo, concreto e immaginifico insieme, di ruotare intorno ad alcuni temi – famiglia, verità, donna, confine, casa –, riaggiornando via via le definizioni nel corso della storia, vi resterà a lungo addosso.

«Nel suo esordio Anna Mallamo mostra una Calabria che sfugge agli stereotipi: ne racconta il versante urbano, cioè la Reggio degli anni Ottanta, dove la criminalità lambisce la vite delle persone. E qui una sedicenne fa una cosa inaudita.» - Nicola H. Cosentino, La Lettura


«Una lingua tutta nuova che afferma e nega, allarma e consola. La forza di una ragazzina che tenta di riparare il mondo e intanto lo scopre».
Donatella Di Pietrantonio

Lucia ha sedici anni e un cognome – Carbone – che spegne il suo nome, «come il nero e la luce, come la rabbia e l’amore». Del resto, ogni cosa sembra presentarsi doppia ai suoi occhi: maschile e femminile, ad esempio, o corpo e mente. E, soprattutto, il mondo di sopra, quello che abita ogni giorno con la sua famiglia, e il mondo di sotto: la buia cantina in cui ha rinchiuso Rosario dopo averlo rapito. In questo libro magnetico tutto è imprevedibile, perché tutto, proprio tutto, matura nell’immaginario di un’autrice che ha molto da dire e un modo originalissimo per farlo.

Reggio Calabria, primi anni Ottanta. La sedicenne Lucia Carbone, studentessa del liceo classico, sequestra un compagno di scuola e lo imprigiona nello scantinato della casa della nonna morta da pochi mesi. Il ragazzo, Rosario Cristallo, è figlio d’un boss dell’Aspromonte, e Lucia lo ha rapito per due buone (o cattive) ragioni: la prima è che la sua migliore amica ne è innamorata, e vuole tenerlo lontano da lei, la seconda è che forse Rosario sa qualcosa sull’assassinio di una zia amatissima. Mentre fa visita ogni giorno al suo prigioniero, la vita di Lucia prosegue apparentemente come al solito: in famiglia – col padre, la madre e il fratellino Gedo –, nel quartiere e a scuola, dove Lucia si innamora di Carmine, un ragazzo dei quartieri alti. Reggio, intanto, città ferita che esce dalla prima guerra di ’ndrangheta, è teatro degli scontri tra il Fronte della Gioventù e il Collettivo studentesco: c’è una sorta di violenza diffusa, che prende strade diverse. E la violenza è anche nei gesti quotidiani di Lucia, e nelle cose, ad esempio in quel coltello rosso che si ritrova tra le mani quando scende nel mondo di sotto, dove c’è il suo segreto. Fino a quando ogni cosa si capovolge, il sopra e il sotto si confondono come tutti gli opposti, e lei matura una decisione inaspettata. Col buio me la vedo io è un romanzo che costruisce un universo a poco a poco, con forza, coerenza e una fantasia sbalorditiva, ricco di pagine da incorniciare, come quelle in cui una madre e una figlia piegano le lenzuola calibrando i gesti in una sorta di duello western. Ed è anche un libro sulla giustizia e sul Sud lontanissimo da tutti i clichés: quando usa il dialetto (sempre con parsimonia) non è mai per un effetto di colore ma per cercare a tentoni l’unico senso possibile. Perché il dialetto si può usare «per schermare o per chiarire, è la lingua dei grandi, funziona in tutti e due i modi». E il cibo è soprattutto uno strumento di potere e di controllo: «Se ti sfamo sei salvo, e sei mio».

Dettagli

8 aprile 2025
216 p., Rilegato
9788806268251

Valutazioni e recensioni

  • Ale
    "Puoi essere Abele, se sei nato Caino?"

    Lucia ha sedici anni. Vive a Reggio Calabria, studia al liceo classico, è amica di Beatrice, ha un fratello, Gedo, che è tutto per la madre, un padre che passa le giornate nel suo studio e una madre cha parla a denti stretti. Sono gli anni ottanta, quelli dell'adolescenza di Lucia. Anni di boss e vendette, di guerriglie e di una cosa che c'è ma che nessuno nomina mai, la 'ndrangheta. Una macchia nera che si è portata Rosa, la zia di Lucia. Nessuno sa la verità sulla morte di questa ragazza e per questo Lucia un giorno sequestra Rosario, figlio di un boss. Perché parli, perché faccia luce sulla fine della zia, perché lei, Lucia, vuole giustizia. E se nessuno è capace di dargliela, se la prende da sola, tortura do Rosario, costringendolo al buio e alle catene. Fino a che tutto si capovolge, in un epilogo inaspettato. La scrittura di Anna Mallamo è poetica, immaginifica, evocativa, sensuale. La sua è una lingua nuova, la lingua della raggia e del sentimento, del desiderio, della rivendicazione. È nuda, cruda, selvaggia. Che ha l'odore del sangue, il colore azzurro del mare e la leggerezza del vento che soffia sullo Stretto.

  • lingegnerechelegge
    la famiglia è una sedia nel corridoio

    Questo romanzo è una passeggiata incerta sulla tensione emotiva e sulla psicologia adolescenziale, lungo l’improbabile verosimiglianza della trama. La voce narrativa originale e arguta, si diffonde in un registro simbolico e realistico, a tratti potente. … ed è noto che i segreti, le paure e le contraddizioni sono le caratteristiche delle persone che hanno il doppiofondo.

Conosci l'autore

Foto di Anna Mallamo

Anna Mallamo

Anna Mallamo è una giornalista e scrittrice nata a Reggio Calabria. Ha curato le pagine di Cultura e spettacoli della Gazzetta del Sud e ha collaborato con l’Unità e l’Huffington Post, dove ha raccontato storie di donne, politica e sud con la sua inconfondibile ironia. Online è anche nota con il soprannome "Mangino brioches", nome del suo seguitissimo blog.Autrice di Lezioni di tango (Città del Sole, 2010), ha firmato numerosi racconti apparsi in antologie e riviste letterarie. Nel 2025 è uscito per Einaudi con Col buio me la vedo io.

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