Le colpe dei padri - Alessandro Perissinotto - copertina
Le colpe dei padri - Alessandro Perissinotto - copertina
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Premio Sila '49 - Letteratura - 2013
Letteratura: Italia
Le colpe dei padri
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Descrizione


Il 26 ottobre 2011 per Guido Marchisio è un colpo alla tempia. Guido Marchisio, torinese, 46 anni, è un uomo arrivato: una carriera brillante come dirigente di una multinazionale, una compagna molto più giovane e bellissima. Fino al 26 ottobre 2011, quando un incontro imprevisto insinua in lui il dubbio: possibile che esista da qualche parte un suo sosia, un gemello dimenticato, un suo doppio misterioso e sfuggente? Giorno dopo giorno, il dubbio diventa ossessione e l'esistenza dell'ingegner Marchisio ne viene sconvolta. Andare a fondo significherà per Guido affacciarsi all'orlo di un baratro e accettare l'inaccettabile.

Dettagli

25 marzo 2025
336 p., Brossura
9788804798392

Valutazioni e recensioni

  • "Le colpe dei padri" è senz'altro il libro più maturo di Alessandro Perissinotto. Coinvolgente fin dalle prime righe, proietta il lettore in una, anzi più storie, tutte avvincenti, magistralmente tratteggiate, sullo sfondo di una Torino post-industriale. Il libro sedimenta dentro l'animo del lettore pagina dopo pagina, riuscendo a sollecitare, in maniera lieve ma inesorabile, riflessioni alle quali non ci si può sottrarre. Le colpe dei padri, le debolezze dei figli, la fragilità del tessuto sociale. E poi un finale inaspettato , dove le antitesi e le contraddizioni interiori scompaiono , per lasciare spazio ad una nuova persona , fresca , che ha dimenticato tutta la sua stanchezza e coglie le semplicità della vita . Da non perdere . Nel libro c'è un formidabile ritratto dei nostri giorni. Da leggere, assolutamente.

  • PATRIZIA FEMORE

    Grazie ad un espediente letterario efficace, ma forse non del tutto inattaccabile dal punto di vista della verosimiglianza, l’autore è mette a confronto non solo due personalità antagoniste, ma due epoche caratterizzate entrambe da una forte conflittualità sociale: gli anni di piombo e quelli della globalizzazione. Enormemente diversi sono, però, gli esiti di tale conflittualità: negli anni ’70 una classe operaia combattiva e consapevole della propria forza contrasta il sistema capitalistico fino a produrre, nelle frange più estremiste, fenomeni terroristici. L’odierna economia globalizzata, invece, permette alla classe imprenditoriale, più che mai avida ed arrogante, di schiacciare un avversario rassegnato e debole che, nei casi limite, reagisce ancora con violenza, ma questa volta è una violenza autodistruttiva: il solo modo che gli operai hanno per esprimere la propria sofferenza e la propria ribellione è il suicidio. L’intrusione di Ernesto nella vita e nella personalità di Guido diventa sempre più destabilizzante e, in qualche modo, lo costringe a guardare la realtà con occhi diversi, a provare una sorta di empatia per gli operai, fino ad allora odiati nemici, a rifiutare gradualmente ma totalmente il suo mondo, fino al gesto irrevocabile di sparare (senza colpirlo, però) al suo maestro di vita e superiore gerarchico. Solo e smarrito Guido si spoglia della sua giacca e della sua identità in un finale che l’autore vuole drammatico perché , come egli stesso afferma, non usa edulcorare la realtà. Non si illuda il lettore, non c’è lieto fine - ci dice dunque Perissinotto - ma, a sorpresa, vediamo apparire nell’ultimo capitolo Ernesto con il cane Bello, anch’esso rinato a nuova vita. Non è il rivoluzionario che i suoi genitori naturali avrebbero forgiato, ma è un uomo intento a costruire una propria identità, a seguire, sia pure tra incertezze e difficoltà, gli impulsi della sua indole (il cane, gli studi di veterinaria … entrambi negatigli dai genitori adottivi). E questo, a mio avviso, è un vero lieto fine, anche se non garantisce che tutti vivranno per sempre felici e contenti …

  • ADORO PERISSINOTTO, SCRIVE IN MODO SCORREVOLE E APPASSIONANTE, SENZA INCORRERE MAI IN VOLGARITA'

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Foto di Alessandro Perissinotto

Alessandro Perissinotto

1964, Torino

Alessandro Perissinotto nasce a Torino nel 1964. Pratica vari mestieri e, intanto, si laurea in Lettere nel 1992 con un tesi in semiotica. Inizia quindi un’intensa attività di ricerca, occupandosi di semiologia della fiaba, di multimedialità e di didattica della letteratura. È docente nell'Università di Torino.Collabora inoltre con il quotidiano "La Stampa", per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento "TorinoSette", e con "Il Mattino" di Napoli. Approda alla narrativa nel 1997 con il romanzo poliziesco L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), al quale fanno seguito La canzone di Colombano e Treno 8017 (Sellerio, 2000 e 2003). Nel 2004 pubblica per Rizzoli il noir epistolare Al mio giudice (Premio Grinzane Cavour 2005 per la Narrativa...

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