Come il gelso per la vite - Flavia Cristaldi - copertina
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Come il gelso per la vite
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Descrizione


"Nell'anno del Signore 1883 in occasione dell'inondazione, nel Tirolo meridionale, dal fiume Adige straripante dagli argini, 150 famiglie Romane e Cattoliche emigranti in Bosnia dalla Diocesi Trentina per volontà di S.C.R. Maestà Francesco Giuseppe I Imperatore d'Austria ricevettero in governo provvisorio un terreno per piantare vigne adatte al posto; una parte risiedette per un certo tempo in Koinica, un'altra proprio a Prnjavor, in località Stivor, e una terza parte (50 famiglie) si stabilì qui, in territorio della comunità di Mahovljani...": così recita una pergamena del 1903 ritrovata nel 1987 in cima al campanile della chiesa della Colonia di Mahovljani (villaggio oggi nella Repubblica di Bosnia-Erzegovina). È un frammento della vera storia che nonna Zelda conserverà nella pelle e nel cuore dopo aver lasciato Mahovljani con gli altri trentini, quando i coloni emigreranno nuovamente per andare a vivere in Pianura Pontina, una zona paludosa appena bonificata a sud di Roma. L'Autrice, sulla base di anni di ricerche, riporta alla luce l'epopea dei coloni trentini e la restituisce arricchendola di saggezza attraverso il profilo di quelle donne.

Dettagli

20 ottobre 2021
288 p., ill. , Brossura
9791280246172

Valutazioni e recensioni

  • Loky
    Molto bello

    Una storia non conosciuta. Letto in due giorni. Mi è piaciuto molto.

  •  Antonio61
    Storia di popoli e storia di donne

    Sapevo confusamente, da mie pluridecennali frequentazioni della regione, della storia della bonifica delle paludi pontine, operata da immigrati veneti e trentini spinti in quelle zone durante il Ventennio. Ma nulla sapevo (come quasi tutti, peraltro) della storia speciale di quelle migrazioni, di fatto una triangolazione fra il Trentino-Veneto, la Bosnia e le paludi pontine. Poi mi sono imbattuto in questo romanzo realmente magnifico, che nei fatti è un romanzo storico, dove l’Autrice ricostruisce l’epopea di quelle popolazioni ed impianta su quello sfondo la storia di una famiglia che si dipana attraverso quattro generazioni, con personaggi disegnati sapientemente e quanto mai caratterizzati. Un libro scritto in un italiano quasi dimenticato per come è curato, che si consuma d’un fiato per il coinvolgimento emotivo che avvince il lettore, che ricorda per certi versi “La casa degli spiriti” di Isabel Allende e che spero abbia il successo che merita anche perché si possa conoscere la storia dolorosa di quei nostri connazionali che è una storia quasi mai considerata in quanto quelle terre erano parte fino alla prima guerra mondiale dell’impero asburgico e quindi per lungo tempo non considerate Italia. E questo è davvero un (grande) valore aggiunto.

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