Consigli per essere un bravo immigrato - Elvira Mujcic - copertina
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Letteratura: Serbia
Consigli per essere un bravo immigrato
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Descrizione


Siete scampati alla guerra, alla fame, ai pericoli dei viaggi clandestini. Adesso che siete finalmente in un luogo dove forse avrete qualche possibilità di rifarvi una vita, dovete però convincere una commissione di estranei che avete avuto valide ragioni per sopportare tutto ciò. A Ismail, un ragazzo gambiano, non hanno creduto, e adesso gira con un pezzo di carta in tasca nel quale si attesta che la sua storia non è plausibile. Ma perché, si chiede Ismail? Quali caratteristiche deve avere il racconto di una vita perché appaia convincente? La stessa domanda se la pone Elvira, una scrittrice italo-bosniaca, arrivata in Italia vent’anni prima di lui. Dal dipanarsi delle loro vicende, nasce il racconto – sul filo dell’assurdo – dell’imprevedibile violenza della burocrazia. Muovendosi tra scomparse, nostalgie e rabbia, con l’ostinato desiderio di salvaguardare la propria dignità e sfuggire allo stereotipo dell’immigrato, i due protagonisti riflettono, non senza ironia, sul potere che traccia il confine tra verità incredibili e finzioni accettabili senza considerare che la vita troppo spesso supera di gran lunga la fantasia.

Dettagli

30 novembre 2020
96 p., Brossura
9788869939549

Valutazioni e recensioni

  • Francesca
    Quando non sai dove stai andando, ricordati da dove vieni

    Avrei volentieri messo 4 stelle e mezzo, ma non avendone la possibilitá credo sia meglio aumentare a 5. Il libro é brevissimo e con un buon ritmo narrativo, pertanto si può leggere in una giornata. Molte persone nella vita viaggiano all'estero come turisti e dunque non conoscono il bagaglio emozionale delle persone che all'estero decidono o sono obbligati ad andare a vivere. Occorre essere disperati o fortemente ottimisti e avventurosi per abbandonare il proprio paese, per mettere il proprio destino ed i propri soldi (investire in un trasloco all'estero é una lotteria) in balia di burocrazie capricciose e di una cultura a noi sconosciuta. Nel libro si raccontano due storie e due viaggi verso l'italia: quello di Elvira e di Ismail. Nonostante le due storie siano diverse in tempi, luoghi e circostanze, c'é sempre il filo conduttore del venir considerati (e sentirsi) estranei sia nel nuovo paese sia nel paese di origine. "Si trattava di uno di quei legami viscerali contro i quali non potevo far nulla, un incessante rimbalzare tra la convinzione che lì fosse rimasto qualcosa che dovevo assolutamente trovare e la constatazione che ciò che cercavo era fatto della stessa materia di cui è fatta la nebbia." Non é la sagra del buonismo il libro, anzi! Si ironizza su tante anime buone che stilano la classifica di chi abbia sofferto di più e che si sentono tristi quando le "vittime" decidono che non è solo il loro passato (Srebrenica o sanguinarie dittature) a definirle come persone. Relativamente a questo, Elvira Mujcic cita Danilo Kiš: "Non è possibile, giovanotto mio, e questo ricordatelo per sempre, non è possibile recitare la parte della vittima per tutta la vita senza diventarlo alla fine davvero"

  • marina mianulli

    Consigliato dalla professoressa di storia come lettura per le vacanze che verrà poi commentata al rientro in classe (4^ superiore).

Conosci l'autore

Foto di Elvira Mujcic

Elvira Mujcic

Nata nel 1980 in Serbia, ha vissuto in Bosnia, in Croazia e infine a Roma, dove abita tuttora. Inter prete e traduttrice, ha pubblicato i libri Al di là del caos, E se Fuad avesse avuto la dinamite?, Sarajevo: la storia di un piccolo tradimento e La lingua di Ana per Infinito edizioni.

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