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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Vincitore della 92/a edizione del Premio Viareggio-Rèpaci Sezione Saggistica
In questo pamphlet militante e preoccupato Walter Siti analizza alcuni autori e testi contemporanei di successo per difendere la letteratura dal rischio di abdicare a ciò che la rende più preziosa: il dubbio, l’ambivalenza, la contraddizione. Non senza il sospetto che l’impegno “positivo” sia soltanto la faccia politicamente in luce di una mutazione profonda e ignota, in cui tecnologia e mercato imporranno alla letteratura nuovi parametri.
«Un libro intenso, vibrante, ricco di spunti di riflessione estremamente interessanti che si inseriscono in un dibattito di grande attualità.» – Elisa Bonvicini per Maremosso
Da un po’ di tempo si è diffusa l’idea che la letteratura debba promuovere il bene, guarire le persone e riparare il mondo. Breviari e “farmacie letterarie” promettono di confortarci e di insegnarci a vivere, i romanzi raccontano storie impegnate a fare giustizia, confermando chi scrive (e chi legge) nella convinzione di trovarsi dalla parte giusta. Ma la letteratura è un bastian contrario che spira sempre dal lato sbagliato: più si tenta di piegarla al proprio volere, e usarla per “veicolare un messaggio”, più lei ci sfugge e porta in superficie ciò che nemmeno l’autore sapeva di sapere. Sostiene il Bene se il Potere lo reprime, ma quando il Potere si nasconde dietro stereo-tipi di buona volontà lei non ha paura di far parlare il Male, di affermare una cosa e contemporaneamente negarla, di mostrarci colpevoli innocenti e innocenti colpevoli.
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Le premesse che accompagnano "Contro l’impegno" di Walter Siti sono tutt’altro che scontate, provocano e spronano il lettore a riflettere sui libri che oggi, con un ritmo degno di una catena di montaggio brevettata e ben oliata, le case editrici pubblicano ad un ritmo incalzante. In un periodo storico in cui, fin dalle scuole, ci viene insegnato a leggere le etichette dei prodotti per scegliere quelli biologici, prodotti in Europa o cruelty free; Siti analizza quelli che sono i trend della narrazione: i temi, i protagonisti, le tecniche e gli espedienti che, oggi giorno, un qualsiasi prodotto a scopo narrativo deve avere per accattivarsi il favore del pubblico e sperare di brillare in mezzo a centinaia di altre produzioni simili. Siti analizza la comunicazione mettendo nero su bianco quelle riflessioni che almeno una volta ogni lettore si è trovato a fare all’ennesima trama scopiazzata da un’opera di maggior successo. La dialettica è buona e le critiche, tutt’altro che edulcorate, sono tanto taglienti quanto intelligenti. Ho trovato alcune riflessioni non solo azzeccate, ma anche illuminanti per riuscire a leggere con maggiore consapevolezza la realtà che ci circonda. D’altro canto, il testo pecca di alcune contraddizioni che, alla lunga portano il lettore a chiedersi se davvero l'autore non abbia mai ricorso ad uno degli espedienti da lui criticati in queste pagine.
Un saggio a suo modo necessario, per spunti e per riflessioni. Sebbene la sua struttura non sia sempre organica (ogni capitolo tratta un argomento più o meno diverso), le argomentazioni son ben collegate l'una all'altra. Se in singoli capitoli ci si "perde" spesso in analisi dettagliate di specifici autori e libri (Saviano, Santarelli, D'Avenia, Carofiglio, Murgia...), in altri si affrontano temi più generalisti, come i talk politici oppure - capitolo che ho trovato molto interessante - il confine sempre più labile e compenetrato tra giornalismo e letteratura. L'introduzione è anche cappello di tutto il libro, con considerazioni più condensate e "riassunte", ma non per questo meno illuminanti, anzi. L'analisi di Siti è fredda, oculata, anche ironica e fornisce un buon quadro socio-politico del nostro paese attraverso l'analisi della letteratura e del suo "impegno", che ha sovrastato ormai la mera "avventura". Tra le righe continua a insinuarsi l'annosa - e sempre più diffusa - questione del separare l'autore dall'opera: ma è davvero possibile farlo oggi? O meglio, l'autore "impegnato" vuole essere veramente separato dall'"engagement" (inglese, non francese) della sua opera? Anche per la brevità e la chiarezza di esposizione, è un saggio molto consigliato. "Riconoscere le ingiustizie della Storia non può voler dire perdere la capacità di distinguere il bello del brutto, né rovesciare sul testo i peccati dell'autore, del tipo "era d'accordo con la persecuzione degli ebrei, ha trattato sua moglie come uno straccio, ha lasciato i figli in un orfanotrofio, quindi il suo libro fa schifo e io lo espungo dalla biblioteca comunale."
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