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Anno edizione: 2020
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Dall'autrice palestinese più letta nel mondo, il toccante ritratto di una donna coraggiosa che si rifiuta di essere una vittima.
Nahr è rinchiusa nel Cubo: tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di ogni riferimento di tempo, con i suoi sistemi di alternanza luce e buio che nulla hanno a che vedere con il giorno e la notte. Vanno a trovarla dei giornalisti, ma vanno via a mani vuote, perché Nahr non condividerà la sua storia con loro. Il mondo lì fuori chiama Nahr una terrorista e una puttana; alcuni forse la chiamerebbero una rivoluzionaria o un esempio. Ma la verità è che Narh è sempre stata molte cose e ha avuto molti nomi. Era una ragazza che ha imparato, presto e dolorosamente, che quando sei un cittadino di seconda classe l'amore è un solo tipo di disperazione; ha imparato, sopra ogni cosa, a sopravvivere. Cresciuta in Kuwait, è una ragazza arrivata in Palestina con le scarpe sbagliate e che, senza andare a cercarseli, trova scopi, passione politica, amici. E trova un uomo dagli occhi scuri, Bilal, che le insegna a resistere; che prova a salvarla ma quando è già troppo tardi. Nahr si mette seduta nel Cubo e racconta la storia a Bilal. Bilal che non è lì, che forse non è più neanche vivo, ma che è la sua unica ragione per uscire fuori.
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Leggere Abulhawa significa toccare con mano la realtà di un popolo che, da ormai troppi anni, è vittima delle aggressioni, atrocità e assurdità imposte dai colonizzatori sionisti. I personaggi del libro di Susan sono terribilmente reali, capaci di trasmettere al lettore, in maniera disarmante, il terribile fardello e carico emotivo di chi vive tutti i giorni sotto l'occupazione, delineando, al contempo, un'immagine perfetta del contesto storico, sociale e politico.
un romanzo poetico e crudo, autentico ed evocativo: emoziona e avvicina a un universo sfaccettato
Un libro davvero interessante, ti trasporta direttamente nella storia di una popolazione costretta all'esodo ma che non rinuncia a combattere per i propri ideali
Recensioni
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