Una cosa che pensa. La mente in Cartesio
«Io sono soltanto una cosa che pensa». Con questa rivoluzionaria dichiarazione Cartesio segnò il passaggio dall’idea tradizionale di anima a quella moderna di mente, inseguendo il miraggio d’una rigorizzazione estrema dello spiritualismo (in opposizione al materialismo) adeguata alle novità dell’epoca in cui, per sua stessa opera, nasceva la Nuova scienza. Un progetto elaborato nelle Meditazioni, la 2a in particolare, che ha sofferto delle incomprensioni da parte degli interpreti, i cui grovigli e peripezie possono essere seguiti nelle Risposte dell’autore alle Obiezioni espresse dai sui contemporanei. Ne risultano difficoltà drammatiche; e in ultimo, nei dibattiti in tutt’Europa dopo la sua morte, un esito traumatico: se, per non essere una cosa estesa (cioè materia), la mente è solo cogitare, allora deve pensare sempre, senza la minima interruzione. Ma in realtà, se esiste solo quando ha coscienza di se stessa – sosterranno alcuni continuatori del dibattito –, allora essa si interromperà in continuazione: l’io dovrà rinunciare a ogni pretesa di continuità e finirà per non essere più neppure più una res, una sostanza, ma, paradossalmente, solo una mera attività, priva di un portatore.
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Anno edizione:2021
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In commercio dal:29 ottobre 2021
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