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Anno edizione: 2013
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La costanza della ragione riflette le incertezze ideologiche e politiche che agitavano il Paese alla fine degli anni Cinquanta e intreccia le vicende della Storia con quelle intime di un racconto esemplare di formazione.
«Il racconto di un'educazione sentimentale, familiare, politica e morale. "La costanza della ragione" si presenta come un romanzo fuori schema nella storia narrativa di Pratolini» – dalla prefazione di Ermanno Paccagni
Firenze, 1945. Bruno ha perso il padre in guerra. Sua madre lavora duramente per mantenerlo, aiutata da Milloschi, migliore amico del marito, ora tutore del ragazzo. Crescendo, Bruno abbraccia con fervore il comunismo e quella ideologia segnerà un'adolescenza consumata tra le epiche scorribande con gli amici, le prime storie d'amore, il sogno di un'assunzione alle Officine Galileo e la relazione tormentosa e totalizzante con Lori. Eternamente in conflitto con l'ottusa rassegnazione dei "vecchi", che sente lontani da sé e dalle proprie esigenze, Bruno cerca risposta nel pragmatismo di una ragione rigorosa, contrapposta alle incostanze della passione. Ma sarà proprio l'amore a scuotere il suo mondo. Pubblicato nel 1963, La costanza della ragione riflette le incertezze ideologiche e politiche che agitavano il Paese alla fine degli anni Cinquanta e intreccia le vicende della Storia con quelle intime di un racconto esemplare di formazione.
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Siamo a Firenze, nell’immediato dopo guerra, e Bruno, a cui è venuto meno il padre nel corso del conflitto, cresce fra le angosce della madre Ivana, timorosa di perderlo, come le è accaduto per il marito, e la figura, di rigorosa moralità, di Miloschi, vecchio amico del padre e che poi è diventato tutore del ragazzo. Si raccontano, nel romanzo, i primi venti anni di vita di questo giovane, con tutti i passaggi tipici del periodo, con i primi ideali e ovviamente anche i primi amori. E se ci si basasse solo su questo si potrebbe parlare solo di un tipico romanzo di formazione, ma non è da Pratolini scrivere senza proporre qualcosa di diverso e peraltro non campato in aria, perché, accanto a un atteggiamento dei suoi vecchi che si lasciano travolgere dalla vita, con una atavica rassegnazione, incapaci di reagire, lui, Bruno, cerca di continuo una risposta logica alle sue inquietudini giovanili, anche per non affondare nel grigiore quotidiano di chi è più avanti negli anni e che, senza sentirsi uno sconfitto, non ha però più voglia di combattere. In questo lavoro di Pratolini siamo un po’ al di fuori delle sue classiche tematiche, nel senso che non si tratta più di un romanzo corale, e del resto anche l’ambiente è diverso, perché pur restando la citta Firenze non si svolge in un antico rione popolare, ma in una nascente periferia. Peraltro stupisce in quest’opera una ricerca intimistica, anziché una rappresentazione sociale, come se l’autore per una volta avesse voluto tralasciare la sua passione politica, che però non è assente nel romanzo, pur non risultando dominante. Pratolini, comunque, non sarebbe Pratolini se non avesse nei suoi intenti uno scopo, un fine; che si tratti di un desiderio di riscatto delle classi più deboli, o della trepidazione propria di chi cerca di dare risposte ai perchè della vita, è ben presente nell’autore la necessità di non creare soio un lavoro di semplice svago, ma di riflettere l’essenza di sé, di proporsi alternativamente a un mondo esterno che quasi mai è di suo completo gradimento. Se Bruno, ricorrendo allo stretto pragmatismo, è convinto di avere le risposte che gli premono, ne uscirà sconfitto, perché il mondo può presentare aspetti spiegabili con la ragione e altri no, perché i sentimenti non sono formule matematiche, ma passione. Dovrà anche lui patire la sconfitta, ma ha maturato la sua esperienza, ha costruito quella struttura fatta di gioie e dolori, di ansie e sereni momenti, di logicità e illogicità grazie alla quale potrà meglio affrontare la vita. La costanza della ragione non è probabilmente un capolavoro, ma è comunque un’opera di notevole valore.
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