Si inizia con un resoconto dettagliato del Modernismo in tutta la sua complessità, mostrando come il postmodernismo potrebbe non essere un movimento storico-geografico come si sostiene, ma piuttosto, una continuazione del Modernismo in alcuni aspetti (alla fine, non si può rifiutare le meta-teorie senza fare appello ad ulla propria Metateoria, autoreferenziale, logica circolare, anti-dogmatismo). Le parti finali che precedono la conclusione sul Postmodernismo in sé, sono molto più filosofiche. Esse si concentrano sui nostri rapporti materiali con gli oggetti all'interno dell'economia, sugli effetti della nostra percezione dello spazio e del tempo durante i vari modi di esistenza e sulle forme culturali di modernismo, Illuminismo, e poi Postmodernismo. Questo tour spazio temporale ti fa pensare molto su come il tempo e la percezione dello spazio sono influenzati durante diversi periodi di tempo, sfatando l'idea dettata del buon senso chele categorie di tempo siano universali. Ti fa riflettere su come le ideologie vengono create e modellate attraverso pratiche materiali, e attuate da obiettivi. La risposta è che lo sono, e che lo devono essere, perché questa è la nuova logica del movimento dei capitali che scorre istantaneamente da confine a confine, superando la logica fordista-keynesiana di consumo di massa centralizzata per giungere a ciò che Harvey chiama modalità flessibile di accumulo e di consumo individualizzata: le reti, il modo in cui le aziende si possono adattare al'evoluzione della domanda di consumo, lo scioglimento dei sindacati e di altre forme di reti di lavoro stabile. Il che comprende il passaggio dalla formazione aziendale gerarchica e verticale, ad una più effimera (postmoderna): la formazione orizzontale. Dovete leggere questo libro.
La crisi della modernità
In questo libro Harvey offre una panoramica della crisi della modernità vista attraverso l'analisi degli anni Ottanta, del "rampantismo" diffuso. È una indagine serrata, che accosta e attraversa il dibattito culturale, la mutata esperienza dello spazio e del tempo, l'arte e l'architettura postmoderna, le trasformazioni del modello fordista, l'internalizzazione delle attività finanziarie e la nuova stratificazione sociale.
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Anno edizione:2015
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GIANLUCA PERRINO 09 marzo 2017
Questo testo di David Harvey è stato pubblicato per la prima volta nel 1990 con il titolo "The condition of Postmodernity", e in seguito aggiornato con alcune appendici come quella sul cinema post-moderno (che contiene le critiche di Blade Runner e Il cielo sopra Berlino). L'autore inglese (e professore presso il Graduate Center di New York) parte dall'analisi del processo che ha portato alla nascita di una post-modernità o seconda modernità per poi concentrarsi sul passaggio dal fordismo al post-fordismo. Nella terza parte vengono presi in esame gli spazi nella nuova concezione post-moderna, mentre nella quarta è analizzato più nel dettaglio il quadro dell'economia e dello stile di vita contemporaneo. Questo caposaldo della saggistica marxista è utile per capire e orientarsi nei grandi cambiamenti avvenuti nell'economia e nella società nel corso del 1900, cambiamenti che perdurano tutt'ora. Purtroppo l'unica pecca è che Harvey porta molti esempi di pubblicazioni e fatti che si riferiscono agli anni 80, ad esempio nella parte finale prende spesso in esame l'ascesa della Tatcher e di Reagan, e i film di quegli anni. Comunque un libro ottimo specie nella definizione delle idee di marxismo geografico e l'idea dell'annullamento dello spazio attraverso il tempo. Si legge con molta scorrevolezza nonostante i temi trattati, ma va posta una certa concentrazione, specie all'inizio.
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