Cronaca familiare è un romanzo indubbiamente autobiografico che parla dei non certo facili rapporti fra Vasco Pratolini e il fratello Dante che i genitori adottivi hanno ribattezzato con il nome di Ferruccio. La storia familiare dell’autore è indubbiamente complessa ed è caratterizzata da distanze fra i suoi membri, con la madre che muore presto di spagnola, con il padre che va a vivere con un’altra donna senza avvertire la necessità di allevare i figli, con Vasco che viene accudito dalla nonna materna e con Dante, di fatto adottato dal maggiordomo di un lord inglese. Quest’ultimo è cresciuto in un ambiente totalmente diverso, rigido, ma indubbiamente ricco, quell’agiatezza che per Vasco è solo una chimera, costretto ad arrangiarsi fin dalla pubertà. Fra i due i rapporti formali dei primi anni dell’infanzia sono scemati presto, perché troppo diversi sono i mondi in cui vivono, ma non si tratta solo di un distacco, perché Vasco è ossessionato da quanto fin da piccolo sentiva e che cioè la causa della morte della madre era stata proprio il fratello Dante, che lei aveva da pochi giorni dato alla luce. Casualmente si incontreranno e da adulti vivranno appassionatamente quella vita da fratelli che prima non avevano mai avuto. Sarà un periodo intenso, in cui Vasco darà tutto il suo amore per far perdonare a se stesso quell’astio derivante dall’errata notizia della causa della morte della madre, ma sarà un periodo breve, perché Dante, ritornato nel mondo in cui era nato e quindi alla pari del fratello, si ammalerà di una malattia tanto grave quanto sconosciuta e morirà, raggiungendo idealmente quella mamma che non poteva aver mai conosciuto. Cronaca familiare è un’opera che esce un po’ dai canoni delle autobiografie e che rappresenta invece il desiderio dell’autore di porre un tardivo rimedio ai rimorsi della sua coscienza, tanto che molto opportunamente scrive in premessa: “ Questo libro non è un’opera di fantasia. É un colloquio dell’autore con suo fratello morto. L’autore, scrivendo, cercava consolazione, non altro. Egli ha il rimorso di avere appena intuita la spiritualità del fratello, e troppo tardi. Queste pagine si offrono qiondi come una sterile espiazione.”. E il libro mantiene quanto indicato in premessa, in pagine sofferte, che sembrano scritte con le lacrime e in alcuni casi addirittura con il sangue, in una storia di un’infanzia tribolata e priva del senso della famiglia, fatta eccezione per la nonna, che verso i nipoti ha un affetto materno, quella nonna che ormai vecchia e ridotta all’ospizio, dove poi morirà, sarà l’elemento chiave per riavvicinare i fratelli. A una prosa scarna si alternano momenti di autentica poesia, fra i quali mi permetto di ricordare le pagine in cui si descrive la dipartita appunto della nonna, ma anche la fine, le ultime righe non sono da meno, perché quest’opera è come una sinfonia che per ritmo e risonanze mi ricorda il Canone di Pachelbel. E’ una musica che entra direttamente nel cuore, sono note sublimi che rendono partecipi del dramma dell’autore.
"Questo libro non è un'opera di fantasia. È un colloquio dell'autore con suo fratello morto. L'autore, scrivendo, cercava consolazione." Inizia così l'opera più intima di Pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. Orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: Vasco resta nell'umile casa paterna, Dante cresce nella dimora del Barone dove, ribattezzato Ferruccio, vive come "in un acquario - senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti né scoperte". Ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre più indicibili i fratelli restano due estranei. Finché, alla morte del Barone, Ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio e l'argine che ha tenuto separati lui e Vasco crolla. Con esiti imprevedibili e drammatici. Piccolo classico che tratteggia con sofferta onestà la complessità degli affetti famigliari, il romanzo è al tempo stesso un canto all'innocenza spezzata, straordinaria prova d'autore di un maestro del Novecento. Prefazione di Clara Sereni.
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Anno edizione:2012
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Renzo Montagnoli 10 ottobre 2019
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