Il cugino Henry
Tra i romanzi di Anthony Trollope, "Il cugino Henry" (1879) non ha l'ampiezza dei più noti e popolari, e tuttavia riesce a presentare in forma più concentrata i temi a lui più cari, nonché quella sua arte 'positiva' del narrare che ne costituisce una delle principali peculiarità. Accolto all'epoca della sua apparizione da una critica entusiastica, che lo definì un abilissimo studio di caratteri, Il cugino Henry prende le mosse dall'enigmatica sparizione del testamento di un possidente gallese, Indefer Jones, che mette a dura prova la psicologia dei due parenti possibili eredi: la giovane Isabel Broderick, che viveva con lo zio, ma che aveva il difetto, per il possidente, di avere un cognome diverso dal suo, e Henry Jones, un commesso che vive a Londra, che ha sì il suo stesso cognome, ma che lui disprezzava... Come scrive Oddone Camerana nella prefazione, «a differenza di Dickens, Trollope non vedeva le cose in modo pittorico e grottesco; a differenza di Thackeray, non vedeva le cose in modo satirico o, come George Eliot, in modo filosofico e trascendentale. Trollope ritraeva il mondo che vedeva, armato della severità e dell'intransigenza propria di un'arte nascente e a lui contemporanea: la fotografia. Ma nei suoi calmi e meticolosi quadri già si agitano le cupe fatalità proprie di un imminente fine secolo».
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Anno edizione:2017
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