Quando il povero Marlow, sull’onda della passione giovanile per le carte geografiche ed i luoghi esotici, ottiene l'incarico, non può immaginare a cosa sarebbe andato incontro. Certo fin dall’inizio il suo entusiasmo viene attenuato da alcune ombre vagamente inquietanti: si pensi a quell’ insolita clausola di riservatezza che vincola il giovane marinaio nei confronti della Compagnia oppure al vecchio medico che, mentre visita il protagonista poco prima di partire, lo mette in guardia sui mutamenti interiori che quel viaggio produrrà in lui. Ben presto questi presagi si concretizzano in un viaggio che appare una vera e propria discesa agli inferi. Una volta arrivato in Africa, Marlow conosce la sua missione: raggiungere il signor Kurtz, a capo di una delle stazioni più importanti per la Compagnia e riportarlo indietro poiché gravemente malato. Il viaggio verso Kurtz porta Marlow a guardare negli occhi il male. E’ un viaggio, infatti, verso la ferocia dello sfruttamento coloniale, l’avidità e la sete di potere dell’uomo occidentale. Ed è in questo enorme cuore di tenebra che precipita Kurtz, divenendo irrimediabilmente pazzo. Marlow, invece, riesce a “farcela” e ad arrivare in piedi alla fine di tutto questo orrore, per poi raccontare la sua storia nella nebbia del Tamigi.
Cuore di Tenebra
Cuore di tenebra fu scritto da Conrad in due mesi, nel 1898, sotto l'influsso della biografia e del mito di Rimbaud. È anzitutto un libro sul viaggio, sulla passione della scoperta di luoghi nuovi. In seguito, la vicenda di Marlowe diventa una discesa agli inferi, nel cuore dell'Africa. L'incontro con Kurtz - agente dei mercanti d'avorio, che ha reso brutalmente schiavi gli indigeni - mette il protagonista, e il lettore, a contatto con il "cuore di tenebra": il Male, reso grottesco da quegli uomini che credono Kurtz una sorta di divinità. Ma anche lui è, a suo modo, una vittima della solitudine, della follia della cultura occidentale che va in mille pezzi quando entra in contatto con l'Altro. La morale del polacco-inglese Conrad è una risposta polemica al russo Dostoevskij: dato che Dio non c'è, difendiamoci da soli contro noi stessi.
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Testo in italiano
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Elisa Serena 12 ottobre 2009
Un bel libro,difficile,ma bello!Difficile perchè si resta nella costante attesa del "cosa accadrà",un qualcosa che viene svelata sempre solo in parte.Il racconto di Marlow incuriosisce,fa presagire qualcosa di terribile che non viene mai chiaramente raccontato al lettore. Marlow stesso non si svela mai del tutto:a tratti terrorizzato,a tratti quasi accondiscendente con Kurtz che è la rappresentazione stessa del male nascosto nelle foreste africane,è una voce calma e per questo angosciante,che svela il terrore nelle sue ultime parole:"L'orrore!L'orrore!". L'autore ci catapulta in un'atmosfera surreale,sinistra,ma al tempo stesso - e forse proprio per questo - affascinante. E dietro a tutto questo, un'alta società borghese chiusa in un suo mondo che non conosce l'orrore,personificata dalla fidanzata di Kurtz. Bello, da leggere!
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