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Recensioni Dallo scudetto ad Auschwitz. La storia di Arpad Weisz, allenatore ebreo

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«Lei conosce Arpad Weisz?» Calciatore e poi allenatore nell’Italia fascista, di lui si è perduta ogni traccia. Eppure aveva vinto più di tutti nell’epoca d’oro del pallone, gli anni Venti e Trenta. Più di tanti tecnici acclamati oggi, conquistando scudetti e coppe, e portando al trionfo il Bologna. Sarebbe immaginabile che oggi qualcuno di loro scomparisse all’improvviso? A Weisz è successo, portato via dal vento tragico della storia, delle leggi razziali, della Shoah. Arpad Weisz è morto ad Auschwitz, la mattina del 31 gennaio 1944. Due anni prima, in quella camera a gas vi entrarono la moglie Elena e i figli Roberto e Clara, di dodici e otto anni. Quello di Matteo Marani è un libro che commuove e indigna, da leggere tutto d’un fiato. Perché frutto di anni di ricerca scrupolosa e ossessiva, per far riemergere dagli abissi del Novecento la vicenda umana e professionale dell’allenatore ebreo, divenuto prima un fantasma, poi un simbolo della lotta nel calcio – e non solo – contro ogni odio e discriminazione.)
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