primo thriller/ poliziesco che leggo, che dire freeman mi ha stupito. Scritto molto bene e quando lo leggi non ti annoi. La storia é molto complessa ma allo stesso tempo piacevole da leggere. Finale inaspettato.
La danza delle falene
Orme nella neve. Il rumore di un'auto che si allontana in velocità. Dentro la casa, un silenzio opprimente. Solo un gocciolio, lento e incessante, al di là di una porta. Quando Maggie gira la maniglia, il suono prende colore: suo marito è accasciato sul divano, in un lago di sangue. Di cadaveri come quello, la donna ne ha visti a centinaia nella sua carriera. Non c'è più niente da fare. I suoi occhi studiano la stanza: l'istinto del detective in cerca di indizi. Ma quello che trova è un mistero ancora più inquietante, perché sul pavimento, circondata di fumo, c'è la sua pistola, che poche ore prima aveva riposto sul comodino. Fuori, la tempesta di neve ha cancellato ogni orma. Sembrerebbe un brutto sogno, uno di quelli che costellano le notti di Maggie da un anno a questa parte. E invece è la realtà, peggiore di ogni incubo, perché tutte le prove sono contro di lei. Per questo la donna chiede aiuto all'unica persona di cui si fidi veramente: Jonathan Stride, suo amico e collega da dieci anni al distretto di polizia di Duluth, in Minnesota. Sarà lui, insieme al detective privato Serena Dial, a doverla togliere dai guai, nonostante la versione dei fatti raccontata dalla presunta assassina sia costellata di silenzi sospetti.
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Autore:
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Traduttore:
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Anno edizione:2017
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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cri 08 agosto 2023
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Libri Senza Gloria Blog Pop Nerd 19 ottobre 2019
Il terzo romanzo (dei dieci complessivi a oggi) della serie sul detective Jonathan Stride parte da “casa sua“. Parte da Duluth, città nel nord del Minnesota, la location preferita dalla produzione e dagli sceneggiatori di Fargo. Se il film dei fratelli Coen del 1996 è ambientato a Minneapolis, la prima stagione della serie omonima allarga le sue maglie nei territori limitrofi. Agente del dipartimento di Duluth era Gus Grimly (Colin Hanks, figlio di Tom), padre single che collaborava con l’agente Molly Solverson (Allison Tolman) della vicina cittadina di Bemidji per mettere fine agli omicidi dello psicopatico Lorne Malvo (Billy Bob Thornton) nati dall’inaspettata collaborazione con il piccolo assicuratore Lester Nygaard (Martin Freeman). Il Minnesota a gennaio. La scrittura fluida di Brian Freeman riduce al minimo la descrizione degli ambienti e ci fa “viaggiare” fra laghi ghiacciati, foreste e pianure innevate, a volte con la carezza di un fioco di neve e altre volte con l’irruenza di una bufera. Non ci concede mai cali di tensione e così, partendo dall’omicidio di Eric Sorenson e dell’ingiusta accusa di colpevolezza verso la moglie poliziotta Maggie, con l’aggiunta del classico bigliettino riportante la scritta “So chi è“, l’indagine prende sentieri inaspettati fra ricatti, violenze sessuali e persino un (abusato) club erotico. In questo vorticare di personaggi fra Duluth e le Twin Cities, dal broker palestrato Mitchell Brandt (ex fidanzato di una delle vittime) all’allampanato e ottuso tenente Abel Teitscher (chiamato a sostituire Stride nelle indagini in quanto personalmente coinvolto), dall’affarista politicante Dan Erickson (che assume Serena, la compagna di Stride, per togliersi dagli impicci) alla ninfomane Sonia Bezac, Freeman gioca con il lato più sensuale della vicenda e ci serve colpi di scena ogni minuto. L’indagine è condotta non da interrogatori veri e propri quanto da classiche conversazioni informali con testimoni e indiziati. La riuscita di un personaggio longevo come quella del detective Stride è data non solo dal fatto di muoversi attraverso la storia sempre rimanendo scevro di pregiudizi, ma soprattutto dal fatto che questa caratteristica da “super partes” risalti lungo la storia proprio perché raccontata con l’alternarsi dei punti di vista, spesso contraddittori, di tutti gli altri personaggi...
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Mi piace molto Freeman, il suo stile, i suoi personaggi, le ambientazioni ben descritte, ma questo romanzo l'ho trovato un po' troppo "giallo" classico, con zero azione e pochissima tensione. Non succede quasi nulla per quasi tutto il romanzo. E' tutto incentrato sull'indagine classica stile Signora in giallo, dove a farla da padrona sono le "chiacchierate" (non sono interrogatori) con i possibili indiziati o con persone che potrebbero fornire informazioni utili. Molti dialoghi un po' melensi, troppe descrizioni dei paesaggi (non è necessario ripetere 100 volte che in Minnesota fa freddo e c'è la neve) e nessuna azione. Ad ogni modo, lo stile di Freeman è accattivante, per questo la lettura, sebbene lenta e prolissa, risulta comunque piacevole.
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